proposizioni sul rapporto tra antico testamento e nuovo testamento
1.] …
a.] l’antico testamento si incentra sul popolo di israele,
b.] il nuovo testamento si incentra sulla persona di gesù.
2.] …
a.] non pare si possa dire che il concetto di messia sia il
centro dell’antico testamento [centro di questo è il rapporto tra dio e il suo
popolo eletto, rapporto anche mediato dal messia], ma l’introduzione di questo
concetto [il messia] serve come anello di congiunzione tra antico testamento e
nuovo testamento: se questo si incentra sulla figura di gesù, può presentarla in
quanto gesù è detto essere il messia atteso dall’antico testamento.
b.] accade però nel nuovo testamento uno spostamento del
baricentro della fede, in cui ora prevale come centro del rapporto di salvezza
non più il popolo eletto, ma il singolo individuo [ad esempio, l’uomo moderno],
nel suo rapporto [intimo e educativo] con la persona di gesù, che consente l’accesso
al padre, elemento questo di tipo edipico [familiare], che rivela la reale
natura di dio [ancora imprecisata nell’antico testamento].
3.] si deve riconoscere che il rapporto tra antico
testamento e nuovo testamento è di rottura, e che il primo non si attende il
secondo [questo al di là del concetto di messia così come presente nell’antico
testamento].
4.] il nuovo testamento è comprensibile nel suo rapporto con
l’antico testamento solo all’interno della bibbia complessivamente intesa,
nella concezione cristiana. è questa concezione che impone l’unità tra i due
testamenti, i quali tra loro non potrebbero essere conciliati.
5.] …
a.] l’antico testamento presenta un popolo eletto, una
nazionalità [un nazionalismo], una identità di gruppo forte, eletta da dio, che
fa prevalere il popolo degli ebrei sugli altri popoli.
b.] il nuovo testamento è tutt’altra cosa. esso è dio, cioè l’Intero
in forma di soggetto, detto cristo, che entra nella storia, si appropria con
autorità [nel senso che impone tale interpretazione] del concetto di messia
previsto nell’antico testamento, e offre se stesso come vera interpretazione
della concezione greca della metafisica [essere-pensiero = verbo]. il nuovo testamento è la filosofia
greca che si ripresenta nella storia nella sua forma corretta. gesù offre anche
la vera religione, intesa come il vero culto, proprio perché è l’Intero, e
quindi offre una verità che è la metafisica [il verbo], la religione, la famiglia
trinitaria di dio, l’amore, il perdono, la salvezza e il giudizio, oltre che l’indirizzo
della storia, la chiesa e anche un progetto politico [cristo pone le basi di
tutto]. gesù dice queste parole: "vi dico che molti giusti avrebbero voluto vedere ciò che voi vedete".
questi "giusti" sono i filosofi greci, e in particolare socrate,
platone e aristotele. essi cercarono la verità, la quale appare
in cristo. è quindi evidente che gesù non è
previsto dall'antico testamento, il quale è un fatto religioso,
mentre cristo è un fatto innanzitutto metafisico, e poi anche
religioso.
6.] con il nuovo testamento, che va oltre le attese dell’antico
testamento, la trascendenza entra nella storia e la eleva a sè, anche con il
riconoscimento che da sempre essa [la storia, la dimensione terrena] è parte
della trascedenza [“il regno di dio è
già in mezzo a voi”].
7.] non c’è continuità tra antico testamento e
nuovo
testamento. prevale il secondo, e questo spiega il senso del primo come
indirizzato a sé. l’antico testamento non si attede dio
come messia, e infatti
i sommi sacerdoti accusano gesù di farsi “figlio di
dio”. essi quindi hanno il
concetto di “figlio di dio”. si attendono e non si
attendono il messia come
dio. ma in realtà non se lo attendono, perché il messia
non viene mai
presentato come “consustanziale al padre”. nel messia gli
ebrei si attendono un
re-sacerdote come condottiero politico e militare, e non, come è
gesù, una struttura metafisica della
realtà necessaria, intesa in senso greco [cioè
l’essere parmenideo come
soggetto, cioè il pensiero di dio]. sorprende che questa
struttura metafisica in gesù si presenti storicamente come
bambino e anche uomo limitato, ma lo può fare [come ha inteso
dire ratzinger] proprio perchè cristo è l'Intero, e
quindi ha il controllo di tutto e su tutto.
8.] viene con gesù quindi modificato il concetto di messia:
non un semplice uomo eletto da dio, ma dio stesso fattosi uomo, come appunto un
uomo era atteso.
9.] dio prevede [cioè comanda storicamente] che gli ebrei
non riconoscano gesù come dio [e quindi come messia]. va precisato che nel
concetto di gesù il concetto di messia è secondario. gesù è la struttura intima
della verità dell’uomo, sua matrice che racchiude il segreto della sua
esistenza. quindi non si tratta di dire che gli ebrei non riconoscono in gesù
il messia. si tratta di una cosa più importante, e cioè che, non riconoscendo
gesù come dio [al di là del concetto di messia],
gli ebrei [e gli atei moderni] si precludono l’esatta compresione della
struttura metafisica della realtà, cioè la vera filosofia in senso speculativo
[platone e aristotele, hegel e spinoza, kant e severino]. la “questione gesù”
non riguarda solo la religione e il messia, ma riguarda innanzitutto la
stuttura metafisica della realtà necessaria.
10.] con un esempio metaforico, si può dire che all’ebreo
che si attende da dio una parola di religione, dio con gesù offre una parola di
filosofia, di metafisica, intesa secondo platone, aristotele ed hegel, per cui
questa parola viene rifiutata perché non compresa. e non è compresa perché all’ebreo
non interessa la verità, interessano la pace e la giustizia.
7.] questo non riconoscimento è premessa per la
conservazione storica dell’ebraismo, altrimenti esso sarebbe scomparso come
popolo, e questo non doveva accadere. infatti, come il nuovo testamento supera
[incommensurabilmente] l’antico testamento, così però deve accadere che la
storia si concluda con l’incorporamento del nuovo testamento nell’antico
testamento, affinchè questo si compia.
8.] alla fine della storia, i cristiani confluiscono negli
ebrei, conservando il culto cattolico, che è perfetto perché è la religione della
tecnica [tecnica secondo severino, contenuta nei sacramenti].
9.] quindi alla fine della storia ci sono solo ebrei, col
papa e la chiesa. ritorna la circoncisione. nell’attuale momento storico gli
ebrei sono un piccolo popolo perché essi stanno attraversando il tempo del “castigo”
di cui parlano i profeti [anche dovuto al non riconoscimento di gesù]. ma la
storia della salvezza deve ritrovare alla fine il popolo di israele, con cristo
inteso come perfetta filosofia e religione.
nota
in rapporto a tali determinazioni, che cos'è il tempo presente,
pieno di povertà, di angoscia e di violenza ? dice gesù:
"i violenti si appropriano del regno dei cieli" [mt 11, 12]. l'uomo sta [nella
civiltà della tecnica] costruendo il cielo e l'inferno, per
sentirsi in cielo come già salvato. è questo tempo
storico la parentesi in cui l'uomo sperimenta il cielo nella dimensione
terrena. l'essenza della post-modernità è la fine della
storia come struttura ascensionale al cielo e l'inizio della vita
dell'anima nel cielo, in cui essa sogna costruendo infiniti scenari
cinematografici. post-modernità e post-storia significano inizio
del sogno del cittadino/anima-celeste che, poichè è in
cielo, deve solo consumare e sognare. l'incubo penetra nel sogno [paura
del futuro], perchè l'inferno interferisce con il paradiso
[l'uomo infatti non sta in cielo].