commento
all’articolo di emanuele severino pubblicato sul corriere della sera in data 4
luglio 2009: “non basta la fede a salvarci dalla tecnica”
1.] la filosofia di emanuele
severino, detta comunemente neoparmenidismo, è la massima espressione del
nichilismo [inteso come pensiero del male, il quale domina larga parte della
storia della filosofia, condizionando quasi tutti i sistemi filosofici storici],
anche se non è facile dimostrarlo, perché il nichilismo è filosofia del nulla,
mentre il neoparmenidismo si presenta come la massima espressione della
filosofia dell’essere. si può quindi sostenere contro il neoparmenidismo ciò
che severino dice contro la metafisica tradizionale dell’occidente all’inizio
del suo saggio “ritornare a parmenide”: le filosofie della storia, che
pretendono di costituire pensiero autentico dell’essere, appaiono filosofie
della verità, ma non lo sono. proprio questo si dice qui della filosofia di
severino, la massima espressione dell’essere che è, in realtà, un errore.
2.] la filosofia di severino vorrebbe leggere
nell’inconscio dell’uomo, e essa sembra leggere
in modo [psicoanalicamente] corretto l’inconscio
dell’uomo, nel senso che ogni uomo occidentale
moderno è inconsciamente neoparmenidista, anche se non ne
è consapevole. ma
l’episteme, sostenendo che severino è in errore, indaga
anche nell’inconscio
del neoparmenidismo, individuando al suo interno l’agire del male
a livello
speculativo.
3.] severino afferma che la
via dell’uomo alla potenza deve essere il tramonto del limite [cioè dell’etica
e di dio] e il potenziamento infinito della tecnica. poi severino, per evitare
che tale potenza sia reversibile, e quindi provvisoria e illusoria, dice che il processo di
potenziamento della tecnica e di tramonto di dio non è libero e facoltà della
scelta dell’uomo, ma è storicamente necessario e inevitabile. infine severino
si protegge da due fattori:
a.] il potenziamento della
tecnica presuppone il divenire, che può mettere in pericolo la tecnica e il suo
potenziamento: per questo severino afferma che il tutto avviene perché
necessario e [forse: qui si ignora il pensiero di severino] correlato
all’eternità del tutto.
b.] il senso di colpa
dell’uomo per aver fatto tramontare dio e aver incrementato il suo potere con
la tecnica [che comporta la violenza sull’uomo e, ad esempio, la distruzione
degli embrioni per la liberazione delle potenzialità della ricerca scientifica]
viene in severino tolto perché per severino l’uomo può cessare di essere
violento [e anche di usare la tecnica per contrastare, controllare, utilizzare
e incrementare il divenire], se accoglie il neoparmenidismo, che nega il
divenire e il senso della potenza che deriva dal divenire, con l’idea
dell’eternità del tutto e quindi dell’immortalità, della gioia,
della gloria e della felicità per ogni uomo [dopo la morte].
c.] ciò però non sembra in
severino condurre necessariamente al tramonto della tecnica [come la tecnica
aveva fatto tramontare dio. il divenire ha originato sia dio che la tecnica: la
tecnica poi fa tramontare dio, perché dio ostacola la tecnica dell’uomo e la
potenza dell’uomo, ad esempio con i vincoli etici alla ricerca scientifica]:
anzi si può dire che il neoparmenidismo angoscia con la profezia della civiltà
della tecnica [presentata sia come paradiso della tecnica sia come dominio,
violenza e disumanizzazione, cioè la tecnica secondo galimberti, quella che
l’episteme chiama inferno della tecnica, e che severino sembra non poter
definire/riconoscere tale in un suo aspetto], proprio perché l’uomo che, dopo
aver dominato il mondo con la tecnica, teme per la perdita di tale controllo a
causa di quel divenire che è presupposto della stessa potenza della tecnica [volta
a controllarlo e a incremantarlo], può volgersi al pensiero di severino, il quale ...
c1.] da un lato, dice che
l’uomo che adotta il neoparmenidismo non ha bisogno di prevaricare.
c2.] dall’altro, però, sembra dire anche
che, se l'uomo invece prevarica, la sua prevaricazione è storicamente necessaria
e il suo risultato [il dominio del mondo e degli uomini con la tecnica] sarà
eterno, perché protetto da quel destino che ha reso necessario tale dominio [se
severino dice questo, cioè la necessità dell’errore della follia/fede nel
divenire], destino forse associato [in qualche modo: qui si ignora ciò che dice il
neoparmenidismo] all’eternità del tutto.
4.] …
a.] l’eternità del tutto
quindi, poiché promette all’uomo la felicità [chiamata eterno, tutto, intero,
gioia e gloria], rende superfluo il dominio e la tecnica.
b.] d’altra parte, li rende
possibili, necessari e ne protegge la realizzazione.
5.] quello che è
cristianamente il “dubbio di fede” si traforma ora nel “dubbio dell’eterno”:
a.] avere fede nel
neoparmenidismo rende superflui il dominio e la violenza, causati dalla fede
nel divenire, che è follia.
b.] ma severino sostiene che
la fede nel divenire è frutto della potenza, che per esprimersi necessita del
divenire.
c.] severino quindi promette la “potenza” [la gioia], senza la sua
violenta conquista [secondo il punto a.] del punto 5.]].
d.] secondo il punto b.] del punto 5.], però, severino sostiene
sempre l'inevitabilità [come si dice in apposito paragrafo, un
destino di tipo causale e non ipostatico] del dominio della tecnica. ci
si chiede qui [perchè si ignora quanto dice il neoparmenidismo a
questo proposito] se anche l'errore originario era inevitabile,
cioè necessario perchè determinato dal destino e
dall'essere.
6.] nell’episteme l’errore
originario, che per severino evoca la potenza e il divenire [con il
parmenicidio di platone], e che è da lui definito retoricamente “peccato
originale dell’occidente”, è invece la reale natura del peccato originale di
adamo [che nell’episteme non è metafora, ma è “struttura”], nel senso che
esiste una relazione non metaforica tra i due parmenicidi/parricidi [di platone
e di severino] e i due peccati originali [contro la conoscenza e contro la
vita: gn 2, 17; gn 3, 22-24]. in questo modo, la storia della filosofia, che è
sacra, concludendosi con il neoparmenidismo, manifesta il suo volto di seconda
rivelazione di dio ad integrazione della rivelazione sacra cosiddetta
“pubblica” [la bibbia]:
a.] questa inizia con gli
accadimenti edenci, e prima ancora con la storia della creazione, fondata sulle
“separazioni” [gn 1, 7; gn 1, 18], giungendo a descrivere il tempo della
globalizzazone e della tecnica, come paradigma della torre di babele [gn 11,
4], che guida tutta la storia dell’umanità fino a gerusalemme con cristo e fino
ad oggi, tempo della globalizzazione: la tecnica è la costruzione del cielo [paradiso] in terra [mt 11 ,12].
b.] la storia della
filosofia si conclude con il neoparmenidismo, fondato
sull’isolamento
[separazione] della terra, sulla negazione della creazione, del
peccato, della
morale, di dio, e sui due parricidi/parmenicidi, che si richiamano
consapevolmente/esplicitamente agli accadimenti edenici, e che sono in
realtà
uccisioni di dio e del padre secondo la psicoanalisi di freud, fino a
proteggere la
dimensione dell’attuale civilità della tecnica, in cui la
torre di babele appare nella sua forma più compiuta della
globalizzazione. il neoparmenidismo riassume la storia della filosofia
e la rivelazione
divina, capovolgendone il senso e opponendosi ad esse.
7.] l’uomo moderno pensa proprio
secondo la filosofia di severino.
a.] la ricerca scientifica
sugli embrioni, ad esempio, necessita di distruggerli, e per questo non
crede
in dio e nel limite etico. la potenza dell’uomo necessita
del tramonto di
dio [e con dio dell'etica, del senso del limite e della colpa], per la
potenza della tecnica e dell’uomo [come dice il neoparmenidismo].
b.] ma la ricerca
scientifica deve negare non solo dio e l’etica [che deriva da dio], ma anche l’essere
e la metafisica, cioè il concetto di necessità, e credere [come l’astronomia:
tutta la scienza moderna è allineata sullo stesso “fronte” di ciò che severino chiama
“filosofia contemporanea”], che tutto derivi dal
nulla e sia casuale: infatti, solo se non esistono vincoli necessari all’interno
delle leggi della fisica e della natura, è possibile “sperare” in un frutto
futuro della ricerca scientifica [che è peccato contro l’albero della vita: gn
3, 22-24], che conduca al super-uomo immortale e potente [gaudente] come dio.
c.] la scienza moderna è
probabilistica non per potenziare la previsione, ma per negarla, perché solo
dall’imprevedibile è possibile sperare nell’imprevedibile [che l’episteme sa
essere impossibile], cioè nella trasformazione dell’uomo in dio, o nella
creazione di dio, grazie alla tecnica.
d.] il neoparmenidismo è
quindi una corretta diagnosi e psicoanalisi del pensiero moderno.
8.] in severino sono
presenti due obiezioni forti all’episteme, il resto del suo sistema è una
filosofia del male. le due obiezioni [plausibili fino a confutazione
speculativa] sono le seguenti:
a.] tutto è eterno [e quindi
dio non può creare né può esistere la libertà].
b.] niente, che già non
esiste, può provenire dal nulla.
9.] un credente non è [come dice
erroneamente severino] un uomo che per il fatto di credere in dio e di seguire
principii morali, limita la propria potenza. senza contare che anche per
severino l’apparire della potenza vera dell’uomo [non potendo darla la tecnica
subito], non può che verificarsi dopo la morte. il credente persegue, proprio
dopo la sua morte, la propria infnita potenza e onnipotenza [senza limiti]: in
dio e con dio, in paradiso.
10.] a questo punto,
scegliere il neoparmenidismo o il cristianesimo appare quindi indifferente:
a.] in severino ci sono due sistemi:
a1.] l’eternità del tutto
che dà la potenza dopo la morte ed è
potenza vera.
a2.] la tecnica, che non dà,
adesso, onnipotenza [tutti gli uomini sono ancora mortali], ma solo la promette
e la fa sognare, ed è una potenza [anche secondo severino] falsa, perchè
fondata sul divenire [come dire, evangelicamente: “sulla sabbia” [mt 7,
26-27]].
b.] quindi la potenza vera è
per dopo la morte.
c.] ma allora, sia rispetto
al punto a1.] che al punto a2.] del punto a.] del punto 10.], la fede garantisce
al credente [dopo la morte] una potenza almeno equivalente a quella paventata
dal neoparmenidismo.
11.] si è quindi detto che
il credente non limita la propria potenza: l’afferma, in dio e con dio.
12.] allora il neoparmenidismo
è rilevante solo per i suoi effetti prima della morte: sperare nella tecnica
[che poi dovrebbe congiungersi alla potenza vera dell’eterno], e quindi
togliere ad essa ogni limite.
13.] nell’episteme, non è
dio che pone limiti alla tecnica, ma l’essere [la necessità]. l’essere di
severino [il destino] non pone limiti alla tecnica, ma anzi ha favorito il suo
errore e lo sostiene, garantendo la sua necessità storica.
14.] ma un essere che
garantisce l’errore e lo protegge dovrebbe costituire una falsa concezione dell’essere.
15.] nella fede, invece, ci
sono dio e il male, e quindi due vie per il bene e per il male, per la potenza
con dio e per la potenza senza dio e contro dio e gli uomini: di quest’ultima forma
di potenza è espressione il neoparmenidismo, il cui essere e destino
favoriscono il secondo tipo di potenza e la necessità storica del suo dominio:
a.] proprio perché severino
rilegge tutta la storia del pensiero come espressione della
potenza della fede nel divenire, il neoparmenidismo riassume in sé il
nichilismo dell’intera storia dell’occidente.
b.] esso non vuole
commettere l’errore della fede nel divenire, ma lo protegge, non
tanto quando afferma la
necessità del suo destino storico [necessità che appare
come una causalità, come si dice in apposito paragrafo], ma
quando afferma [se lo afferma], che questo errore è stato
causato dal destino,
cioè dall’essere, dall’eterno, quasi che
l’eterno aspetti di congiungersi alla
fine della storia e del dominio della tecnica, con quell’errore
che esso ha
provocato originariamente.
c.] forse severino non
attribuisce all’eterno l’errore originario dell’uomo, ma è certo che una data
concezione dell’essere e dell’eterno deve assumersi la responsabiilità dell’errore
dell’uomo, se lo definisce necessario storicamente, nel senso della direzione finale
della storia intesa come ineluttabile destino.
d.] qui severino potrebbe
dire che basterebbe credere all’eternità dell’essere per uscire dall’errore e
dal destino. ma allora perché, a fronte di questa scelta, severino nega la
libertà dell’uomo di scegliere la verità dell’essere [l’eterno], e chiama l’errore
“destino” e “necessità” ?
e.] ne deriva che l’uomo non
accoglie il neoparmenidismo perché l’essere non lo vuole: è quindi l’essere di
severino un ente che conduce l’uomo nell’errore e lo fa permanere in esso.
16.] il demone, interno all’uomo,
è solito condurre l’uomo all’idolatria di un oggetto
[“il totem”], il quale in
severino è la tecnica [perchè dio per creare e per
salvare si è servito della tecnica], oggetto che non può
dare all’uomo la potenza da lui
sperata, ma solo lo può fare sognare.
17.] quindi l’unica potenza
che l’uomo può ottenere dalla tecnica è l’effettivo dominio sugli altri uomini,
oltre che il sogno della potenza e dell’immortalità datagli dalla tecnica. la
sola dimensione del sogno è capace di appagare l’uomo pienamente,
distogliendolo dalla verità della sua condizione mortale e morale.
18.] l’angoscia per una
civiltà, che riuscisse a dominare il mondo [mt 16, 26], non sarebbe dovuta al
divenire, come dice severino, perché essa si volgerebbe infine al neoparmenidismo. ma
piuttosto alla bibbia, che dice:
a.] “… il figlio dell’uomo,
quando verrà, troverà la fede sulla terra ?” [lc 18, 8].
b.] “quando dunque vedrete
l’abominio della desolazione … stare nel luogo santo … vi sarà allora una tribolazione
grande … e le potenze dei cieli saranno sconvolte” [mt 24, 15-29].
19.] se il destino dell’uomo
è la felicità, secondo severino, perché l’“urgenza” della tecnica prima della
morte ? cioè perché l’errore ? forse perché, cristianamente, per l’uomo la
felicità è una possibilità, ma esiste il demone, per il quale esiste solo l’effettualità
della dannazione [gv 16, 10]. il demone quindi spinge l’uomo al potenziamento della
tecnica, e a realizzare i suoi desideri in terra:
a.] perché anche il demone
spera nella potenza della tecnica.
b.] il suo pensiero è il
nulla, che in severino è pensiero dell’essere, in quanto
dal nulla il demone
spera la trasformazione dell’inferno in paradiso [cioè
l'uscita dall'inferno e l'ascensione al paradiso, che è la
storia dell'umanità fino alla civiltà della tecnica: il
"paradiso della tecnica"], e dall’essere spera che ciò
sia possibile [cioè avere certamente gioia e felicità
eterne].
c.] ciò spiega l’errore
speculativo [in generale]: una falsa concezione dell’essere e del
nulla, per consentire al demone di sognare che il suo destino non è l’inferno [che genera in esso
angoscia, trasmessa all'uomo come concetto del nulla], ma il paradiso. il demone fa
edificare all'uomo il paradiso in terra [mt 4, 8], per poter sognare di
trovarsi in paradiso [gd 6] e placare così l'angoscia per il suo destino.