considerazioni sull’utopia e l’ideologia
1.] a livello politico l’uomo è
spinto ad agire da tre forze:
a.] la prepotenza, intesa come
volontà di dominio. l’uomo cerca di dominare gli uomini, per essere anima beata
[che domina], e così proiettarsi in paradiso oltre la morte.
b.] la difesa dalla prepotenza,
la quale può anche organizzarsi politicamente [come nel sindacalismo].
c.] il desiderio di corrispondere
ai bisogni degli uomini.
2.] queste tre forze storicamente
si sono organizzate attorno ad una ideologia e ad una utopia, intesa come una
visione complessiva dell’ordine sociale, da realizzarsi anche con la forza [ad
esempio: capitalismo, comunismo, cristianesimo]. l’ideologia è detta utopia se
irrealizzabile. storicamente, il prevalere del capitalismo sul comunismo [dopo
il 1989 e il 1991], e della tecnica sul cristianesimo [oggi], fanno sembrare il
capitalismo e il tecnicismo [tecnocrazia] come ideologie non utopiche [anche se
la tecnica non può rendere immortale l’uomo, essa può però consentirgli si
sognarsi tale, dandogli il dominio sugli uomini].
3.] è accaduto storicamente che
la classe dominante [elite al potere] sia riuscita a dominare la massa [il
popolo] attraverso la tecnica. con la tecnica, un solo uomo può controllare
molti uomini, ad esempio con la minaccia di una sanzione [di tipo tecnico].
4.] l’antico regime è crollato
perché la massa [ad esempio nella rivoluzione francese] ha prevalso sulla
tecnica [esercito e polizia], perché si trattava di una tecnica non ancora
sufficientemente potente, e quindi meno potente della massa.
5.] nelle società contemporanee
si verifica l’asimmetria tra tecnica e massa. la prepotenza del potere della
tecnica appare superiore alla capacità di difendersi della massa, da qui la
crisi delle ideologie delle masse [e il prevalere delle ideologie delle elite],
anche perché l’ideologia agisce in questo modo:
a.] quando non si ha il bisogno
di difendersi, …
b.] … si è prepotenti.
è questo uno dei problemi
politici più importanti: la tecnica come potere che ostacola il cambiamento sociale
inteso in senso cristiano.
6.] questo prevalere della
tecnica sulla massa fa sembrare che storicamente la democrazia liberale sia
l’ultima e più efficace forma giuridica della storia.
7.] questo modo di impostare i
rapporti sociali e giuridici non riguarda il cristianesimo, secondo il punto
c.] del punto 1.]. l’utopia non deve essere un sogno di potere e di dominio. il
cristianesimo ha come obiettivo il bene del singolo uomo e anche della società,
da realizzarsi non secondo il funzionalismo sociologico, per il quale l’ordine
sociale democratico-liberale potrebbe essere il sistema di convivenza migliore e
non maggiormente migliorabile, e quindi da non modificare. al credente non
interessa che nella società ci sia una pace “accettabile” perchè non
ulteriormente migliorabile. il credente persegue il bene dell’uomo in modo …
a.] stabile.
b.] perfetto.
c.] immediato.
8.] nella misura in cui, secondo alcune
determinazioni ipotetiche dell’economia politica, la povertà sarebbe una
condizione necessaria per l’ordine sociale, il credente critica questo ordine
sociale, sapendo che la verità supera la sociologia [che è una visione parziale
del sapere], e che la povertà non può essere accettata perchè funzionale all’ordine
sociale [compatibilmente all’aggressività umana].
9.] questo è il senso dell’utopia
e dell’ideologia cristiane, costituenti la motivazione dell'agire politico del credente:
a.] la pace non è intesa come
società astratta da realizzare, ma come obiettivo concreto della propria azione
politica.
b.] la fede deve poter sperare
[secondo la speranza cristiana] che esista un ordine sociale più perfetto della
democrazia liberale, per una società del benessere perfetta, stabile e senza conflitti.
c.] il credente non può accettare
la povertà, intesa ad esempio come imperfezioni “strutturali” della democrazia
liberale, in quanto sia definita come socialmente necessaria per l’equilibrio e
la stabilità dell’ordine sociale [pacifica convivenza]. questa “necessità
funzionale” della povertà non è un dato scientifico.
d.] la democrazia liberale non è
un sistema di governo frutto di idee astratte, ma è storicamente
il prodotto
dell’incontro e della simmetria tra le diverse forza sociali tra
loro in
competizione per il loro reciproco dominio. questo equilibrio è
stato raggiunto
dall’umanità con il concorso della divina provvidenza [la
ragione storica e filosofica
dello spirito santo], che ha ad esempio potenziato l’u.r.s.s.,
l’iran e la cina
[inducendo l’ateismo, il comunismo e l’islamismo], per
equilibrare l’europa e
l’america. per severino questo equilibrio è rotto dalla
tecnica. per l’episteme
il cristianesimo non ambisce al dominio, ma è finalizzato ad
essere strumento
attraverso cui dio incontra gli uomini e li ama, attraverso la chiesa e
gli
uomini. poiché il dominio della tecnica si realizza pienamente
in cristo [anche
con il tramonto della civiltà della tecnica], l’amore
prevale sulla tecnica, in
quanto sia liberamente scelto dell’uomo nella verità. lo
scopo della proposta cristiana non è cambiare il mondo, ma dare
all'uomo la possibilità di aderire alla fede e alla chiesa.
10.] questo obiettivo [la pace] e
questa speranza [in un ordine sociale cristiano], il credente deve
assumere nel
proprio agire politico, nel quale l’asimmetria tra tecnica e
massa viene rotta
dal sapere, per il quale dietro la prepotenza della tecnica sta
l’uomo, nel quale
agisce sempre il bene: l'uomo, che prevarica [con la prepotenza della
tecnica], non "vince" [non può esistere una "vittoria" del
male], ma solo disumanizza e perde se stesso. contrariamente a quanto
sostiene severino, il dominio
della tecnica non è un destino ineluttabile [questo dominio non
esiste, è solo apparente, in quanto esso non può dominare
dio e l'al di là], non perché l’uomo sia chiamato
alla rinuncia del dominio, ma perché egli lo può
realizzare nel modo
cristianamente corretto e efficace, in ordine alla propria salvezza e
al più perfetto
e sostenibile benessere della società. dice gesù: "chi
non raccoglie con me, disperde":
a.] o si ama,
b.] o si cade.