proposizioni sulle implicazioni
ontologiche del peccato
1.] ci si chiede perché dio
dovrebbe esigere da un uomo un comportamento morale che all’uomo non è esigito
a volte neppure dai suoi genitori.
2.] poiché dio è in fase di
sacrificio, l’uomo in fase di inerzia è dissimile da dio [dal dio focale che lo
ha creato/il dio focale è uno degli infiniti dei, il dio infinitesimale,
rispetto a dio, nel quale è avvenuta la creazione/gli altri dei infiniti
rimangono inerziali].
3.] questa dissimilarità [dovuta
ad esempio ad un peccato di “ira”], separa l’uomo ontologicamente da dio.
4.] il dio focale, per riunire a sé
l’uomo, deve profondere ulteriore sacrificio rispetto a quello richiesto per il
normale processo creativo. l’inerzia di dio è “sacra”: dio non desidera faticare
in più, e lo fa, per salvare il peccatore, solo perché sa che da tale azione
ricaverà un beneficio [l’altruismo di dio è quindi una funzione del suo egoismo:
dio agisce solo per il proprio vantaggio/“io sono un dio geloso”, cioè un dio
che agisce per se stesso/dio è un ente razionale, che non fa nulla che non sia
giustificato dal piano della salvezza].
5.] lo sforzo in più è dovuto a
questa ragione:
a.] il creato è infinitesimale
rispetto al dio focale [a sua volta infinitesimale rispetto a tutto dio], cioè “pesa”
poco.
b.] ma il creato e dio sono
inseriti all’interno delle realtà necessarie, la cui inerzia è per dio
schiacciante. esse “pesano” molto.
6.] il più piccolo peccato
mortale dell’uomo comporta, così, per dio, per riunirsi al peccatore [come per
sospendere il creato], l’azione su tali realtà necessarie, cioè uno sforzo
immenso in dio, che procura in dio sofferenza di tipo aggiuntivo [per la
salvezza: mt 24, 22/questo passo biblico non è stato compreso: questi “giorni”
dovrebbero essere quelli con cui dio ritarda l’apocatastasi, per salvare gli
uomini caduti da eden in adamo: all’interno di questa lettura, i “giorni”, di
cui al passo biblico mt 24, 22, dovrebbero essere prolungati, e non “abbreviati”].
7.] il punto 6.] spiegherebbe quindi perché
dio “soffre per i peccati dell’uomo” [per quei
peccati che ai genitori terreni
dell’uomo possono anche non essere considerati gravi, sì
che dio è teoricamente più severo dell'uomo nel giudicare
la condotta umana/a volte invece dio è meno severo].