proposizioni su qualcuni aspetti del senso comune in relazione alla
civiltà della tecnica/implicazioni in ordine
all’escatologia epistemica/determinazioni
di escatologia epistemica
1.] il neoparmenidismo non è una
filosofia avanzata, astratta, accademica, separata dal sentire della gente
comune.
2.] ci sono milioni di uomini
[politici, professionisti, medici, ingegneri, accademici, scienziati,
impreditori, economisti], che non
sono credenti, e quindi elaborano inconsciamente la salvezza associata
ai
novissimi in modo nichilistico: costoro stanno trasformando il mondo
secondo
una simulazione della salvezza cristiana. edificano il tempio cristiano
della
chiesa non apparente nella tecnologia della civiltà della
tecnica. ma la
tecnica non appare [l’uomo possiede solo il segno della tecnica:
un
microprocessore apparente non è tecnica, che è solo
quella ipostatica non apparente, da cui l'uomo è separato], per
cui il potere politico e economico può
realizzare solo una grande simulazione della tecnica, un simbolo, un
sogno, una
suggestione, di massa.
3.] la gente comune lo
percepisce, e partecipa del loro stesso bisogno, preparandosi a vivere in
questo mondo costruito per essa: la cività della tecnica [paradiso e inferno della tecnica], di cui il
neoparmenidismo si costituisce come l’ideologia, per questo adatta al tempo
attuale.
4.] il popolo, con il potere
sovrano della democrazia, evoca il potere della tecnica [reso da dio proibito
in eden: gn 3, 22-24].
5.] si sente la gente comune fare
questi discorsi: “cambia tutto ... i giovani domani avranno un chip sotto la pelle”.
questo chip
[che è una forma di auto-distruzione/auto-aggressione del
comportamento] non è un potenziamento del corpo, ma è
il segno, sogno e simbolo del suo potenziamento, vissuto come
auto-violenza perché
la paradisizzazione anticipata, facendo emergere il rapporto
[già esistente e
ora nascosto] tra corpo biologico e corpo bionico-cibernetico [come nel
costume del prete], è anche
infernalizzazione anticipata [il chip sottocutaneo simula le torture
dell'inferno].
6.] è determinazione epistemica [una determinazione è una
proposizione infallibile dal punto di
vista della ragione speculativa], a carattere escatologico, che
l’umanità, creata
nel deserto, per vincere la morte, su possessione demonica [una
possessione che
va al di là di quanto conosciuto dalla scienza
dell’esorcismo del magistero
ecclesiale/per cui tutta la modernità è uno stato
possessivo di imitazione dei cieli: mt 11, 12], vive come al di
là della morte [2 tm 2, 18], e quindi anticipa, creando la
storia, il processo apocatastico di ascensione [che avviene dopo la
morte], che è insieme potenziamento
spirituale e tecnologico: per questo gli uomini si integrano oggi con
la tecnica [come nei social network], e
i giovani [eventualmente] metteranno i chip sotto la pelle, senza alcun
potenziamento reale, e anzi con danneggiamento della salute. i piercing
sono già anticipazione
di questo “chip”, anche se solo simbolica. [invece,
braccialetti, collane, anelli, orecchini, sono simboli positivi della
tecnica, perchè tradizionali.]
7.] questo indossamento di un
costume tecnologico è di tipo idolatrico, perché
dannaggia il soma e la
psiche [cioè esige un sacrificio], e quindi offende la dignità dell’uomo ed è
peccato contro dio. si
tratta di ciò che dice il libro dell’apocalisse:
“chiunque adora la bestia e la
sua statua e ne riceve il marchio sulla fronte o sulla mano ...” [ap
14, 9]. il
cittadino democratico deve adorare la besita e la statua, perché
la salvezza ha
una struttura invariante, e per questo, se non si adora cristo,
necessariamente
si adora l’anticristo, ovvero la Tecnica [il grande
fratello/statua, simulazione di cristo: ap 13, 15]. anche il
neoparmenidismo adora la tecnica.
sempre la evoca e ne descrive la potenza [“onnipotenza”],
mai mettendola in dubbio. il rifiuto di severino
della tecnica è solo dovuto al fatto che severino sa, sente,
percepisce che la
tecnica è peccato, e così, mentre evoca la potenza della
tecnica, la nega,
censurando il peccato del neoparmenidismo, sempre diviso tra
espressione della
potenza della tecnica e negazione della stessa [definendola "follia"].
severino chiama follia la tecnica, ma non mette in dubbio il suo
potere. non il potere in ordine al divenire, ma quello concreto come
potere di fare il male, cioè di arrecare violenza agli uomini.
di questo potere severino non dubita, privando il genere umano di
speranza [anzi definendo speranza e amore forme di violenza].