proposizioni sullo scopo della vita terrena [definizione
strumentale]
[con esegesi di passo bliblico]
1.] lo scopo strumentale della vita terrena [non il senso
della vita, che non si conosce/senso della vita su cui si sono fatte delle
ipotesi esposte in precedenti paragrafi] è prepararsi al giudizio universale.
2.] nel giudizio universale l’uomo viene giudicato
[selezionato] come adatto o non adatto al paradiso.
3.] gesù usa la parola “adatto”: “nessuno che ha messo mano all’aratro e poi si volge indietro è adatto
per il regno di dio” [lc 9, 62]. inoltre, per il processo della selezione
nel giudizio: “il regno dei cieli è
simile anche a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci.
quando è piena, i pescatori la tirano a riva e poi, sedutisi, raccolgono i
pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi. così sarà alla fine del
mondo. verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni e li getteranno
nella fornace ardente ...” [mt 13, 47-50].
si osserva qui la “freddenza” di dio. il vangelo descrive un processo di selezione [operato
nel giudizio] tra adatti e non adatti al paradiso.
4.] se un uomo non si prospetta giudicato da dio, la sua
condotta morale e comportamentale è soggetta al caso,
all’educazione [e quindi anche alla diseducazione],
all’inconscio,
al condizionamento [e quindi anche al decondizionamento], alle
pulsioni, ai desideri, mentre solo in un uomo che si prospetta
giudicato
da dio è possibile un comportamento pienamente responsabile. ordinato e consapevole.
5.] essere giudicati da dio non significa solo essere “buoni”, ma
“adatti” al paradiso, secondo le parole di gesù: “chi è fedele nel poco è fedele anche nel molto”. essere fedeli nel
poco significa aver fatto il proprio dovere, in vita sulla terra, per cui si
viene giudicati adatti al paradiso, che viene così affidato all’uomo, per la
parte che gli compete [secondo il merito e la grazia].
6.] è problema, riguardo al criticismo kantiano, capire se il
criterio morale della condotta umana sia interno o esterno
all’uomo. si ritiene
che ciò sia indifferente rispetto al giudizio universale, che
può essere
indifferentemente giudizio di dio o autogiudizio dell’uomo, dato
sul comportamento
dell’uomo secondo una verità dell’uomo, che è
interna all’uomo: questa è la verità di
se stessi, determinata dalla necessità e nel
contempo determinata da dio.