proposizioni sull’origine del nichilismo
A.] introduzione
1.] due sarebbero i problemi dell’uomo, uno dei quali è
conseguire la salvezza [in senso cristiano].
2.] qui si focalizza il ragionamento sul secondo problema,
ovvero la rappresentazione di ciò che accade dopo la morte. in questo paragrafo
si mostrerà come i due problemi siano tra loro interconnessi.
3.] esiste una forza mentale [vera pulsione, e forse anche possessione],
che porta l’uomo a rappresentarsi il nulla dopo la morte: neppure la certezza
della fede, data ad esempio da un miracolo, potrebbe riuscire a contrastare
questa forza del nichilismo, che è realmente nichilista, perché è la forza che
prospetta il nulla dopo la morte.
3.] l’uomo non riesce ad accettare che dopo la morte ci sia
qualcosa che appare così gratuito e non meritato come l’essere_necessario e una
felicità eterna, ad esempio data dall’incontro con dio. questo dubbio e questa
rappresentazione del nulla dopo la morte agisce nell’inconscio dell’uomo,
producendo la condizione dell’uomo comune, cioè la nevrosi, che appare ad
esempio nei “tic” quotidiani [micro-compulsioni diffuse], nel bisogno di
parlare, di compagnia, di scaricare la tensione in attività distrattive della
mente, nell’umorismo, ecc..
4.] è questa la follia quotidiana tipica dell’uomo moderno,
che cerca di non pensare alla morte, semplicemente perché esiste una forza,
nella mente, che la fa soffrire per il pensiero del nulla, forza a cui la fede
non riesce del tutto a opporsi, perché è una pulsione. lo è, in quanto tale, a livello psicoanalitico, per
cui la ragione può opporvisi, con il self-talking positivo dato dal sapere
concettuale [linguaggio rassicurante].
5.] l’episteme, rappresentando l’essere dopo la morte, e la
morte come passaggio all’essere, cerca di contrastare questa forza mentale, ma
il dubbio di fede costituisce un modo attraverso cui essa penetra la mente,
erodendo l’equilibrio mentale dell’uomo, e per questo ad esempio nietzsche è
impazzito.
6.] i “tic” dell’uomo moderno sono un efficace meccanismo di
difesa per resistere a questo “cortocircuito” mentale, che costituisce una
forma di suicidio della mente, operato a livello di rappresentazione
concettuale.
7.] è una forma di suicidio [la vita che paradossalmente,
per timore della morte, si toglie la vita e si dà la morte], perché il
nulla-dopo-la-morte è un errore speculativo, ma la verità dell’essere non
riesce a contrastare questo errore in modo facile e immediato.
B.] posizionamento
del problema
se dopo la morte c’è l’essere, perché la mente si prospetta
il nulla ?
C.] ipotesi di
soluzione
prima parte
1.] l’essere dopo la morte può essere costituito solo o dal
paradiso o dall’inferno.
2.] gesù dice: “…
meglio per quell’uomo se non fosse mai nato !” [mc 14, 21]. ciò significa che [come anche dice
epicuro: "quando ci siamo noi la morte non c'è, quando c'è la morte non ci siamo noi"] il nulla non è negativo e non può essere fonte di angoscia. ciò che
crea angoscia è solo l’inferno, e l’uomo pensa il nulla [anche su possessione]
per censurare l’inferno. ma perché dopo la morte non può essere pensato il
paradiso anziché l’inferno ? la risposta è che non può: pensare il paradiso
dopo la morte significherebbe averlo “garantito”, ma nessuna “santità” morale
dell’uomo può garantire il paradiso dopo la morte, che è sempre frutto di una
libera decisione di dio [grazia], anche se motivata dalle opere umane.
3.] prospettarsi il paradiso dopo la morte significherebbe
costringere dio a salvare l’uomo, ciò che a livello strutturale l’uomo non può
fare. dio è sempre libero di salvare l’uomo, la decisione salvifica di dio
precede strutturalmente la decisione di auto-salvezza dell’uomo [anche se
motivata e giustificata da una condotta morale irreprensibile], ed è decisione di
dio sempre non conosciuta dall’uomo, quindi strutturalmente l’uomo ha sempre e
solo l’inferno davanti a sé, oppure la sola possibilità del paradiso: posta tra
il paradiso e l’inferno, quest’ultimo fonte di angoscia, la mente censura
l’incertezza, prospettandosi il nulla [censura dell’inferno] dopo la morte, per
proteggersi dalla possibilità dell’inferno.
seconda parte
1.] ci sono due modi che l’uomo può scegliere per superare
il timore del nulla dopo la morte, e qui si mostra il rapporto tra salvezza e
nulla:
a.] usare la vita per costruire l’essere e il paradiso in
vita, secondo il peccato, cioè condizionando la volontà salvifica di dio in
modo non corretto;
b.] usare la vita per costruire l’essere e il paradiso in
vita, secondo la virtù, cioè condizionando la volontà salvifica di dio in modo corretto.
2.] …
a.] nel pirmo caso [punto a.] del punto 1.] della seconda
parte del punto C.]], l’idea dell’esistenza di una “storia” [ascensione al
cielo] e la costruzione della civiltà della tecnica, come suo compimento [il
cielo], è il modo con cui l’uomo vince il timore del nulla dopo la morte,
prospettandosi l’essere dopo la morte, con il proiettare la morte in un dato
limite del tempo storico, trapassandolo nella morte e risurrezione simulate del
“mutamento epocale”, e con il costruire l’essere e il paradiso proprio
nell’edificazione concreta del paradiso nella civiltà della tecnica [ad
esempio, società del computer e globalizzazione economica], ovvero portando
l’essere-dopo-la-morte prima della morte [così, ad esempio, l’universo diventa
i “cieli”]. questa costruzione equivale non a un modo di operare per motivare
davanti a dio, con le opere, la propria salvezza, ma nel costruire realmente la
salvezza [ad esempio, eugenetica dell’immortalità prima della morte], e quindi
costringendo dio a dare la salvezza, proprio nel senso che si è detto nei punti
2.] e 3.] del punto C.].
b.] nel secondo caso [punto b.] del punto 1.] della seconda
parte del punto C.]], secondo l’etica cattolica [è questo il senso della
quaresima], il distacco dai beni, e quindi dall’idea della storia e dalla
civiltà della tecnica [che deve essere portata progressivamente al tramonto],
l’uomo non costruisce l’essere nell’al di qua/prima della morte, secondo la sua
esatta riproduzione [concetto in senso hegeliano], ma lo costruisce nel suo
simbolo, essendo la liturgia simbolo della tecnologia, e il tempio simbolo
della tecnica [oltre che vertice per il suo controllo]. l’essere dopo la morte
e il paradiso dopo la morte sono anche la liturgia non apparente attuale, che
l’uomo controlla in vita col tempio. essa è rivolta da dio verso tutti gli
uomini di buona volontà, e nel punto a.] del punto 2.] della seconda parte del
punto C.], la riproduzione del paradiso prima della morte è anche appunto la
riproduzione della chiesa non apparente nella civiltà della tecnica, per
controllare inconsciamente la chiesa non apparente con la tecnica, allo scopo
di rivolgere verso se stessi la salvezza.
3.] solo nel distacco dalla civilità della tecnica e nel suo
esercizio a livello simbolico, ovvero religioso in senso tradizionale [chiesa],
l’uomo può positivamente condizionare la volontà salvifica di dio, con le opere
di salvezza.
4.] in questo modo, l’uomo può finalmente pensare l’essere
dopo la morte, perché ora è meritato e non è più percepito come ingiustamente
gratuito. esercitando e costruendo a livello simbolico il paradiso nella vita,
l’uomo può prospettarsi il paradiso dopo la morte, senza condizionare
negativamente la volontà salvifica di dio.
5.] in questo modo [irreprensibilità morale ed esercizio
delle pratiche della religione], l’uomo dovrebbe riuscire a superare il timore
del nulla dopo la morte, riuscendo a rappresentarsi correttamente l’essere e il
paradiso, spezzando l’indifferenza tra paradiso e inferno, codificata dalla
mente come nulla.