considerazioni sul rapporto tra materia e spirito dal punto di vista
del nichilismo conoscitivo/l’origine della concezione
classica della
materialità del mondo fisico
1.] secondo la gnoseologia epistemica solo lo spirito, e quindi
l’anima, possono provare sensazioni [vedere, udire, ecc.].
2.] lo spirito è centrato sulla vita, che è posta
nell’anima, la quale è la sede della psiche [anima dell’anima].
3.] l’anima percepisce che ciò che vede attualmente è
indipendente dalla vita. ad esempio, se davanti a me sta una libreria, io non
posso spostarla con il pensiero. quindi quella libraria è indipendente dalla
mia vita. essa non è vita.
4.] l’oggetto cade all’interno della percezione, entrando in
me come dato sensoriale: quindi [kantianamente] esso è tradotto dal mio spirito
in termini di spirito. ma è indipendente da me: esso è tradotto, ma ciò che è
tradotto è anche indipendente dalla traduzione, fonte del dato sensoriale.
5.] questa indipendenza dell’oggetto dalla vita, cioè dallo
spirito centrato sull’anima, ha prodotto nella mente dell’uomo l’idea della
realtà fisica, e quindi della sua “materialità”.
6.] su alcuni fattori di condizionamento psichico e
culturale, l’uomo ha poi detto che tutta la percezione [che, come campo
percettivo, è spirito, cioè vita centrata kantianamente sull’anima] è essa
stessa non percezione sensoriale [questo lo riconosce kant], ma direttamente
materia.
7.] viene così scambiato lo spirito con la materia.
8.] anche l’uomo è fatto di parti [indipendenti] simili agli
oggetti fisici, e per questo l’uomo ha considerato anche se stesso come
costituito di materia [realtà fisica].
9.] infine tutta la realtà, gli oggetto e la psiche, sono stati
interpretati come materia, considerandosi lo spirito come realtà non apparente.
invece [secondo la gnoseologia epistemica], poiché il mio sentire è spirito,
anche ciò che cade nel mio sentire è tradotto in termini di spirito, e quindi
tutto ciò che mi circonda [pur esistendo la realtà fisica e la materialità] è
spirito [ciò che appare primariamente è spirito in quanto appare/in quanto apparire].
nota
questo paragrafo presenta un contenuto parziale. esso pone
le premesse per la spiegazione dell’indipendenza degli oggetti, che cadono nel
campo percettivo, dal soggetto, spiegazione che non viene data qui per la sua
complessità, dovendosi riunire le seguenti considerazioni [che sono qui poste
come spunti di ricerca, già trattata in precedenti paragrafi]:
a.] il fatto che ciò che appare è sia lo spirito, sia realtà
virtuale, e quindi il rapporto tra materia e realtà virtuale.
b.] l’impostazione gnoseologica del criticismo kantiano.
c.] l’integrazione a tale impostazione con il paradigma di
putnam [il “cervello nella vasca” che putnam considera un paradosso, e che l’episteme
dimostra essere vero/tenuto conto che non si può collocare l’uomo nella realtà
virtuale senza teorizzare il rapporto tra computer e mente spirituale, secondo
il paradigma di putnam, che quindi integra la gnoseologia kantiana/si intende
dire che all’io-penso e alle categorie della mente deve aggiungersi la
riflessione sull’azione del computer sulla mente/dato filtrato dalla mente e
dato prodotto dal computer sul sistema nervoso e sui sensi].
d.] i luoghi della materia pura, dello spirito puro e della
realtà virtuale pura, e le loro relazioni per i campi misti [materia e spirito,
materia e virtuale, spirito e virtuale, materia-spirito-virtuale].
e.] la considerazione che queste analisi riguardano solo una
piccola porzione del creato, e quindi la condizione pura di dio, del
conoscere
puro, condizione mista nell’uomo [come anche in dio], uomo
apparente calato nel
virtuale creato, e il rapporto tra uomo reale [non apparente] e uomo
virtuale,
rapporto attivo. [io sono primariamente ciò che non appare, mi guardo
allo specchio e credo di essere ciò che appare allo specchio, e
così la scienza ha creduto che il pensiero fosse interno al
cervello e fosse prodotto dal cervello.][si aggiungerà un
paragrafo sul principio epistemico di incarnazione.]