considerazioni su alcuni
problemi dell'esegesi tradizionale riguardante il passo biblico mt 17, 2
1.] il fatto che l’esegesi
tradizionale abbia potuto ipotizzare che questo passo biblico [quello della
trasfigurazione di cristo] fosse stato scritto dopo la risurrezione e collocato
in modo artificioso anteriormente ad essa, mostra come una parte della teologia
tradizionale possa aver frainteso la natura di cristo e il suo rapporto con il
padre. secondo questa interpretazione:
a.] durante la sua
vita gesù è [solo] debole perché umano.
b.] i suoi miracoli
sono dovuti al padre.
c.] egli è potente
solo in conseguenza della sua risurrezione, dovuta questa all’intervento del
padre.
d.] per questo gesù
potrebbe essere trasfigurato di “luce gloriosa” [di potenza] solo dopo la
risurrezione e in conseguenza di questa. per cui anche si può dire che egli sia
propriamente “dio” proprio perché risorge.
2.] questa
interpretazione è dovuta al fatto che altrimenti risulterebbe non spiegata la
debolezza umana di gesù in vita [che piange emozionalmente davanti alla morte di
lazzaro], il quale non può scendere dalla croce [mt 27, 40] non solo perché non
vuole, ma anche perché non ha la forza di farlo. gesù in vita sarebbe debole
come un qualunque essere umano.
3.] nella ricerca
epistemica si ipotizza invece quanto segue:
a.] ciò che si
incarna in gesù, è gesù-dio, che è dio trinitario prima dell’incarnazione e della
creazione [gv 17, 5].
b.] quindi in vita,
dopo l’incarnazione, la potenza di gesù [mc 5, 30] è anche indipendente dalla
potenza del padre.
c.] gesù alterna
momenti di potenza e momenti di debolezza, forse su comando, su azione o su condizionamento del padre.
d.] gesù sarebbe in
grado di risorgere da solo: se risorge grazie al padre è solo perché questo
tipo di risurrezione [condizionata all’azione del padre: lc 23, 46] può salvare
gi uomini. così gesù può scendere dalla croce, ma se lo fa non può salvare gli
uomini. allo stesso modo egli può cadere nelle tentazioni [mt 4, 1], senza
peccare, ma se lo fa non può salvare gli uomini.
e.] nella
trasfigurazione gesù mostra la sua natura divina, che non è acquisita, ma appartiene
trinitariamente al figlio fin dall’eterno [gv 17, 5].
f.] gesù non è un
uomo "scelto" da dio o "potenziato dall’alto", o “adottato” come “figlio” da dio [2 sam 7,
14], anche secondo la concezione antico testamentaria del messia, presente ad esempio
in is 49, 7: secondo questa concezione, un uomo “scelto” da dio non può
appartenere alla struttura intima di dio, come è gesù nel concetto di trinità.
gesù è, prima della creazione, una struttura eterna della trinità divina, che
poi si incarna sulla terra assumendo una natura umana condizionata anche dalla
condizione [di debolezza] umana.
g.] è gesù che opera
i miracoli con il suo potere [lc 8, 46], non con il potere del padre.
h.] questa interpretazione di gesù
può non incontrarsi con il sentimento di una parte del mondo
ecclesiale, che necessita, per identificazione psicologica, di un
gesù umano e debole, che prega e che anche può piangere
[gv 11, 35] ed avere paura [lc 22, 44]. l'interpretazione
epistemica non esclude questa interpretazione tradizionale, ma la
integra metafisicamente.
4.] la concezione
tradizionale di gesù vede un gesù che è uomo storico, a cui si cercano, per fede,
di dare attributi divini. la concezione epistemica è, invece, filosofica e metafisica, per cui
essa parte da dio [gesù], e vi attribuisce poi attributi umani.