integrazione al paragrafo PTF613.html_[…]: confronto tra antica alleanza
e nuova alleanza nell’interpretazione
epistemica della sacra scrittura
1.] l’antica alleanza è fondata
sul concetto di israele come popolo eletto tra gli altri popoli, una concezione
anche razziale [ma si può aderire all’ebraismo a prescindere dalla razza], per
la quale dio sceglie tra i molti popoli, tra le molte etnie, tra le molte
famiglie umane, una in particolare, il “popolo eletto”.
2.] gesù anche, all'inizio della sua missione, fa propria
questa concezione, per poi superarla: “non sono stato inviato che alle pecore
perdute della casa di israele … donna, davvero grande è la tua fede” [mt 15, 24-28], quindi
gesù poi ammette alla salvezza tutti i popoli.
3.] è a questo punto che la teologia
tradizionale fraintende la corretta interpretazione della nuova alleanza. i discepoli
si attendono la restaurazione di israele [at 1, 6], e gesù li conferma nella
loro interpretazione [at 1, 7], ma la teologia tradizionale dice invece che
essi sono rimasti legati ad una concezione superata dell’alleanza con dio.
4.] per la teologia tradizionale,
oggi, israele non è più il popolo eletto, ma è un
popolo tra i molti popoli. i cristiani
sono il nuovo popolo eletto, eletto non per razza, lingua,
circoncisione, nazionalità e storia, ma in virtù del
batteismo, della
fede e dei sacramenti.
5.] nella concezione epistemica
questa interpretazione della nuova alleanza è errata.
6.] dio vorrebbe invece che
effettivamente alla fine della storia l’antico popolo eletto di israele costituisca
l’unico popolo della terra, eletto all’inizio della storia della salvezza e
così alla fine della storia della salvezza, popolo come nazionalità ed etnia
acquisita per la circoncisione, e rispetto a cui il cristianesimo sia la
religione che dà ad esso la corretta concezione di dio [trinitaria], del messia [gesù cristo], e del modo
di servire dio, sacramentalmente, nel clero [tradizione].
7.] alla fine della storia dovrebbe
cioè esserci un solo popolo, israele, costituito come chiesa cattolica.
nota
un errore della teologia tradizionale è il concetto secondo
cui la nuova alleanza sposterebbe il momento focale della salvezza
dall'esteriorità all'interiorità. si comprende l'essenza
di ciò, ma in questo modo l'esteriorità viene trascurata,
e i laici cattolici interpretano il loro impegno cristiano e pastorale
come partecipazione alla vita della parrocchia anzichè alla vita
dello stato, che rimane dominio degli atei e degli agnostici [mt 11,
12]. il rapporto tra esteriorità e interiorità si
può rappresentare con questo esempio: le mani sporche
[esteriorità], per un commensale a tavola, non è
indice di peccato [interiorità], tuttavia potrebbe essere indice
di trascuratezza della vita interiore. andando oltre questa semplice
esempio, l'aver posto l'accento sull'interiorità ha condotto la
chiesa a interpretare il mondo [la tecnica, la modernità, le
"novità"] come "sorpresa" e "dono di dio", quando invece essi
sono manifestazioni demoniche [come riconosce il magistero sul
modernismo], di tipo esteriore, che la chiesa non sempre sa riconoscere
come tali, proprio perchè essa si è spostata
sull'interiorità, sullo spirito, sull'"amore", e non sa
interpretare il mondo esteriore, che [paradossalmente, contrariamente
alle parole di gesù] oggi "contamina" l'uomo, "dal di fuori". in
reatà, non lo contamina dal di fuori [per questo
l'umanità è spiritualmente immune dalle strutture di
peccato], solo lo tenta, e una tentazione consiste nell'interpretare
questa esteriorità [= la civiltà della tecnica] come
volontà di dio. è volontà di dio la tentazione che
mette alla prova, non il peccato che cede alla sua seduzione.