analisi del concetto di "crisi della filosofia"
1.] la filosofia è in crisi per molteplici cause.
se ne analizzano due.
2.] [prima causa] se l’uomo cerca una risposta alle sue domande, non è
sicuro della forza persuasiva del fondamento di una riposta ad esse [crisi
della razionalità].
3.] [seconda causa] se l’uomo cerca
di migliorare la realtà sociale, anche
per trarre vantaggio personale da tale miglioramento, egli teme che la
bruta
forza della violenza sia più forte [con la forza della
prepotenza e della
minaccia] di un’idea, di un ideale, della capacità degli
uomini di autoorganizzarsi per concretizzare questo miglioramento e di
porre un argine al “male”.
4.] la filosofia è quindi in crisi per due aspetti:
a.] si dubita della capacità di dare risposte alle domande
circa il senso della vita e la verità.
b.] si dubita della capacità delle “idee” [ideali, valori,
giustizia] di porre un argine alla violenza [l’impossibilità di "cambiare il
mondo" e di avere un controllo sul destino della propria vita terrena].
5.] quale infatti può essere il senso di una filosofia, se l’uomo,
per molte cause [pigrizia, indisposizione, immoralità, vizio, malvagità,
costrizione, manipolazione delle coscienze], non apprende neppure questa filosofia ?
6.] la filosofia appare impotente di fronte al nichilismo [=
scetticismo, ateismo, agnosticismo, egoismo, relativismo], alla violenza, alla
prepotenza, alla forza della tecnica.
7.] di fronte a questa debolezza, una filosofia come il
neoparmenidismo non ha cercato di porvi un argine, ma vi ha posto un
fondamento, certificando che appunto la filosofia è più debole della tecnica,
della violenza e del dominio, aspetti in cui si concretizza la volontà di
potenza dell’uomo. questo concetto è nel neoparmenidismo differente da quello
introdotto da nietzsche: non si tratta di volontà di potenza come ideologia, ma
come ricerca concreta di prevalere sul debole, sul meno forte, anche servendosi
della tecnica [che può essere la genetica molecolare oppure semplicemente un'arma].
8.] si parla di crisi della filosofia come di crisi dell’etica,
della politica, del diritto, dello stato, dei valori. a ciò si aggiunge la
crisi della fede e della chiesa.
9.] la steleologia è stata formulata per porre il fondamento
della speranza non su una certezza di fede, ma direttamente sulla natura. la
natura deve dimostrare di non essere manipolabile, cioè che la volontà di potenza
dell’uomo [il male come "sistema"] è solo un sogno irrealizzabile.
10.] al di là della steleologia, il male colpisce alcuni
uomini, facendo leva sul dubbio [in senso lato] e sulla paura. dio giudica la
condotta dell’uomo. all’uomo non è richiesto di "cambiare il mondo", ma solo di
portare un proprio contributo, di essere un soggetto morale ["cambiare sè stessi"] e di cercare la
verità, meditando sulla fede. l’uomo che, vedendo la forza del male, perde il
coraggio e la speranza, attira su di sé un giudizio negativo da parte di dio.
acquistano senso e attualità le parole di giovanni paolo II: “non abbiate paura”, che ripetono le
parole di gesù: “non sia turbato il
vostro cuore”, che sono ripetute dal messale: “liberarci, Signore, da ogni turbamento”. l’uomo che, vedendo l’occasione
e l’opportunità di essere prepotente verso il debole, fa il prepotente, viene
condannato da dio.