determinazioni sul senso
dell'episteme
1.] il modo di
considerare le verità di fede dal punto di vista della ragione porta a
prescindere dallo sfondo religioso che pone le verità di fede come appartenenti
alla religione anziché alla filosofia, di cui è parte la teologia.
2.] così, ad
esempio, nella filosofia epistemica il giudizio universale è fenomeno certo,
non in senso profetico, essendo tecnica di selezione delle anime da parte di dio,
fenomeno che costituisce una parte del fondamento dell’etica e del diritto,
andando esso oltre la legge di hume [la prescrizione è il dover essere del comportamento morale, l’essere
della descrizione, il “fatto”, è la correlazione tra premio-merito e
castigo-demerito nel giudizio, correlazione tecnico-scientifica e non quindi religiosa,
oggetto di filosofia e di storia].
3.] l’episteme è una
descrizione di ciò che attende l’uomo dopo la morte, per portare l’uomo a
comportarsi in vita nella considerazione del paradiso [motivazione al bene] e
del giudizio [spinta al bene]. essenzialmente le verità dei novissimi,
razionalizzate nell’episteme, superano psicoterapeuticamente gli stati mentali
affetti da depressione. la prospettazione dell’al di là [beni del paradiso] è
fonte di esaltazione, la quale, insieme alla virtù della fortezza, suscitata
dalla prospettiva del giudizio, dà all’uomo la motivazione a vivere
serenamente, e felicemente nell’anticipazione terrena del paradiso eticamente lecita
[rappresentazione scientifica del paradiso e piaceri della vita].
4.] l’episteme
descrive in modo scientifico il paradiso, rimpicciolendo il mondo che appare
all’uomo, che attira lo sguardo dell’uomo [con le nebulose e le galassie], come
le sirene attirano ulisse.
5.] l’episteme
riempie di essere il nulla immaginato [nichilismo] dopo la morte.
6.] l’episteme lo fa
in modo scientifico, separando il pensiero e il linguaggio dalla percezione:
a.] la percezione
sta all’origine del principio conoscitivo [errato] secondo cui esiste solo ciò
che appare.
b.] il pensiero è l’organo
principale della conoscenza che, svincolando la conoscenza
dall’apparire
sensibile, usa il linguaggio e le sue rappresentazioni schematiche
dell’al di
là per teorizzare altre realtà che non appaiono, e che
vengono fatte discendere
dalla necessità, non apparente e conosciuta dal pensiero, che si
proietta nel linguaggio. gli oggetti della metafisica appaiono nel
linguaggio.
c.] [utilizzo di metafora ...] ... lo scienziato
che studia il cosmo è come un uomo chiuso in una stanza, che racchiude la
sua conoscenza ai contorni della stanza
[i limiti dell’universo] e teorizza l’esistenza delle altre stanze [gli
infiniti universi paralleli]. la metafisica epistemica invece teorizza oltre la
stanza e le altre stanze, il palazzo intero, il giardino, la terra, il
cielo, tutto ciò che sta fuori della stanza-cosmo.
7.] la vita vera sta
oltre la morte. la
ricerca epistemica è orientata allo studio scientifico di
ciò che attende l'uomo dopo la morte: questo studio è
possibile non "dal basso", ma "dall'alto", perchè il paradiso
può essere solo ciò che è determinato dalla
necessità dell'essere.
8.] compito dell’uomo
sta nel porre in terra condizioni di vita migliori per tutti gli uomini [misurate nel giudizio universale], e
studiare l’esatta conformazione dell’essere, oltre il cosmo e gli
infiniti cosmi, creati da dio per l'uomo.
nota
è un errore definire, come fanno alcuni fisici, l'universo come
l'insieme di
tutto ciò che esiste. l'universo è una ben definita
struttura, inserita
in altre strutture maggiori. l'insieme di tutto ciò che esiste
è
l'essere, definito Intero, ed è un concetto metafisico. il
concetto
epistemico di Intero differisce dal concetto neoparmenidista di Tutto,
perchè il Tutto è la somma delle parti, mentre l'Intero
è la loro
strutturazione ordinata e gerarchizzata. questa distinzione è
rilevante perchè con il concetto di Tutto severino include anche
il futuro e il passato come insieme di enti già esistenti. il
concetto di Intero invece si rapporta al futuro e al passato non come a
suoi enti, ma come a sue parti strutturali e funzionali, da cui
scaturiscono gli enti [dall'essere].