Filosofia, religione
e teologia
In cosa si distingue la filosofia dalla religione e dalla
teologia ? in cosa si distingue la religione dalla teologia ?
- la filosofia è la dottrina della comprensione globale
della realtà, vista dal punto di vista dell’uomo e della ragione;
- la religione non costituisce invece un atteggiamento
speculativo della ragione, ma consiste essenzialmente in queste quattro
cose:
preghiera; penitenza; adorazione e culto della divinità (o di un
qualche
principio, anche impersonale). La religione, inoltre, più che
una teoria, è un
comportamento etico-pratico: essa consiste nell’atteggiamento e
nelle pratiche
di “timore e senso del sacro”, provato dall’uomo
verso la divinità, in
conseguenza del fatto che l’uomo è destinato a entrare
già ora nella divinità,
ma l’uomo è “impuro” (cioè limitato e
imperfetto), mentre la divinità è “pura”
(cioè illimitata e perfetta);
- la teologia, assumendo l’esistenza di Dio come prodotto
della dimostrazione razionale-speculativa dell’esistenza di Dio propria della
filosofia (essendo Dio - trascendente oppure immanente - parte dell’essere),
attraverso l’analisi della fede religiosa, delle sue scritture e tradizioni
dogmatiche, con il procedere razionale del ragionamento filosofico pone delle
ipotesi circa la natura di Dio, descrivendolo.
E’ importante capire che anche la teologia può essere
rigorosa: essa non studia delle ipotesi inventate, ma la fede dogmatica (cioè
stabile) plurisecolare di un popolo. Questa, in quanto condivisa da milioni di
persone, esprime la natura umana e i suoi bisogni. L’occhio esiste perché la
mente ha bisogno di vedere. Parimenti, un dogma esiste, perché la mente umana
sente il bisogno di complementarsi con una data caratterristica di Dio (oltre
che con Dio, innanzitutto, in quanto posto come esistente), e quindi quel dogma
è espressione di una fisionomia stabile, e dunque, quasi “genetica” dell’uomo.
Dallo studio dell’uomo e dei suoi bisogni (proiettati nella scrittura sacra),
la teologia ricava un’immagine di Dio complementare all’immagine dell’uomo. E,
infatti, dice la scrittura cristiana che l’uomo è immagine di Dio: da ciò la
teologia ricava una rappresentazione rigorosa di Dio, perché se l’uomo è
immagine di Dio, allora Dio è immagine dell’uomo, e quindi, conosciuto l’uomo, è
conosciuto Dio.
La religione non appartiene al campo speculativo. Per
questo Hegel dice che essa è “inadeguata”. Ma la filosofia è anche etica, e la
religione, appartenendo al campo dell’etica, è “adeguata” come parte della
filosofia. E in essa la filosofia, fornendo una rappresentazione teologica di
Dio, si apre alla mistica. La teologia, inoltre, in quanto speculativa, è
“adeguata” (essendo espressa in concetti): posta la rappresentazione di Dio,
essa favorisce la mistica, e quindi l’adorazione propria della religione. Come
dice il filosofo Vittorio Possenti, quello che manca all’uomo d’oggi è una
“rappresentazione” del mondo divino.
In una prospettiva filosofico-sapienziale, quindi, Dio e
la teologia costituiscono il “cuore” della filosofia.
Ma cosa può essere la filosofia per un ateo, uno scettico
o un agnostico ? La posizione speculativa dell’ateo è giustificabile (perché
Dio non appare, e quindi è lecito dubitare e negarlo), e può costituire la
posizione speculativa di partenza per una ricerca che voglia giungere a un
risultato, che può aprirsi al divino.
Lo
scetticismo e l’agnosticismo sono atteggiamenti speculativi
possibili, ma essi contraddicono lo spirito della filosofia,
aperta per
essenza alla ricerca della sapienza.
Se la
filosofia è amore del sapere, esiste un sapere che
non sia la sapienza ? “Può il sapere non essere la
verità ?”. Certamente può
esistere l’amore per la scienza. La ricerca scientifica è
mossa dalla tensione
alla scoperta. C’è amore per la letteratura, per la
storia, per il diritto, e
così via. Ma la filosofia è un’altra cosa. Essa
ricerca la verità, non la
verità del dato empirico, ma della sua esistenza, cioè
della ragione della sua
esistenza, ovvero della sua causa esistenzale, in altre parole del
principio
della realtà, che per il cristiano è Dio. Quindi, per il
cristiano la filosofia
è amore di Dio, del Verbo che è la sapienza
(“incarnata”, come dice la
teologia). E’ accettabile che anche l’ateo e lo scienziato
provino una sincera tensione verso il sapere, ma è forse
difficile credere che possa esistere una
visione più complessa della realtà, di quella offerta
dalla prospettiva
cristiana, alla quale, come si è detto, appartiene oggi
l’unica difesa del
concetto di verità, proprio perché la verità non
può essere intesa solo come verità
del dato empirico, se non come verità della sua origine e causa,
la quale
filosoficamente forse lo trascende.
L’ateo è aperto alla possibilità della verità. Ma lo
scettico e l’agnostico sono costitutivamente “chiusi” rispetto alla sapienza
filosofica. Essi dicono: “ogni uomo ha il suo punto di vista, quindi un’unica
verità non esiste”. D’altra parte, la verità è anche ciò che sta fuori
dell’uomo, come la sua esistenza. Tutti questi uomini esistono. Essi hanno in
comune la loro esistenza, che è identica in tutti. La pluralità dei punti di
vista non nega l’esistenza di una verità unica. La convivenza e la pace sono
infatti possibili proprio perché esiste tra gli uomini il riconoscimento di una
dimensione comune della vita, che essi condividono. Pari sensatezza ha comunque
anche l’idea, secondo cui l’inesistenza di un’unica verità è condizione perché
una verità non sia imposta agli uomini, con violenza e intolleranza. Ma, ci si
chiede: è possibile che non esista un’unica verità “amica” di tutti ? Forse chi
fa violenza sul prossimo non è colui, che vuole imporre la sua verità, ma,
rispetto a quella, è colui che agisce al di fuori dell’unica verità.