DIMOSTRAZIONE_218: INTUITIVA_SECONDA, STANDARD_CLASSICA_TERZA, NORMALE_DODICESIMA,
SCISSIONALE_SETTIMA, UNDICESIMA_PARADOSSALE
questa dimostrazione ripete numerosi
argomenti già presentati, riformulandoli in modo maggiormente sintetico e
intuitivo:
1.] l’uomo è essere contingente, perché
ha la forma della contingenza [ad esempio, commette errori].
2.] l’uomo intuisce la necessità.
deve allora esistere il pensiero necessario, perché pensare la necessità
significa essere, in parte, la necessità [identificarsi ad essa].
3.] il punto 1.] e il punto 2.] [che sono paradossali, in quanto si contraddicono] si
conciliano tenuto conto che l’uomo deve essere derivato, in modo libero
[contingente] dalla necessità, e deve essere stato previsto dalla necessità. l’uomo
cioè, pur derivando dalla libertà [e quindi anche dal caso e dal caos], ha in sé
la matrice della necessità, cioè dell’eterno.
4.] esistono quindi [perché intuiti
e tra loro identificati] la necessità, il pensiero della necessità [contenuto
del pensiero], e il pensiero necessario [il pensiero come organo].
5.] ma un pensiero necessario è
già dio.
6.] la dimostrazione ora separa l’uomo,
come pensiero necessario [che intuisce la necessità], dal pensiero necessario,
normale e primario, che è dio.
7.] una intuizione comune a tutti
gli uomini e frequente [quando, ad esempio, ci si vuole guardare allo specchio,
perché non si riesce “a credere” di esistere e di vivere], è quella secondo cui
l’uomo si meraviglia di esistere, per cui leibniz e einstein si sono chiesti: “perché l’essere anziché il nulla ?”. l’episteme,
qui, dice che normale non è il nulla, ma l’essere, ed è anormale invece l’esistenza
dell’uomo, come parte dell’essere, contingente/non necessaria. l’essere normale,
infatti, è l’essere in sé secondo parmenide, che necessariamente esiste.
8.] l’uomo, quindi, si meraviglia
di esistere: questo proprio perché, rispetto alle determinazioni necessarie ipostasi]
della necessità, tra cui dio, l’uomo non è una di esse. l’uomo non dovrebbe
esistere rispetto alla necessità, proprio perché esiste, in quanto creato da
una volontà [di dio], che si sovrappone e si aggiunge rispetto a queste
determinazioni [necessarie e indipendenti rispetto alla volontà di dio].
9.] non il mondo non dovrebbe
esistere [rispetto alle causazioni dirette della necessità], ma solo quel mondo
che è il creato, e insieme al creato, l’uomo.
10.] di qui la meraviglia umana
per ciò che esiste e che non dovrebbe esistere, limitatamente al creato
[peraltro si rileva, e resta inspiegato, che l’uomo riesce a meravigliarsi
anche rispetto all’esistenza della necessità e dio, cioè anche della
necessità]. l’episteme è il pensiero che studia e riflette ciò che normalmente
esiste e deve esistere secondo necessità.
11.] ora si effettua la scissione
tra l’uomo e dio: tolto l’uomo [che non dovrebbe esistere], non rimane solo il
mondo necessario [la necessità], ma più specificamente rimane proprio anche il
pensiero necessario della necessità, che l’uomo è ma non interamente e perfettamente,
e questo pensiero, che stava prima dell’uomo e sta al posto dell’uomo [del suo
inadeguato pensiero della necessità] è dio. è come se mi ritraessi dallo
specchio, e dicessi che effettivamente non esisto: esiste però un pensiero al
posto mio [che rimane al posto mio davanti allo specchio], quel pensiero della
necessità [che è dio], che in me, pensando io la necessità, si dimostrava
essere necessario, e quindi necessariamente esistente anche indipendentemente
da me, essendo esso eterno, perché necessario.