DIMOSTRAZIONE_31 [CARTESIANA_TERZA, MASSIMA_CARTESIANA:
per la giunzione tra oggetto e soggetto,
epistemicamente
presupposta, l'in_esistenza di Dio dovrebbe bloccare la proiezione
dell'idea di Dio nella realtà]
La terza dimostrazione cartesiana
è simile all’epistemizzazione della prima dimostrazione anselmiana,
in cui però il concetto cartesiano di perfezione è stato sostituito con il concetto
di necessità, ciò che è più corretto, perché la necessità deve esistere, e la
perfezione , che deriva dalla necessità [è un suo attributo], potrebbe
invece non esistere: ad esempio, la creatura è necessaria, ma [attualmente] non
è perfetta
apertura di macro_parentesi [né si può dire che Dio potrebbe
annullarla:
1.] attualmente l’uomo potrebbe
[teoricamente, ma neppure …] essere annullato [e infatti percepisce il nulla],
ma la volontà di Dio non esclude necessariamente [in questo non è libera: Dio è
libero di creare, ma non è libero di non salvare, perché se creasse senza
salvare, creerebbe senza senso: teleologia_ secondaria_necessitata];
2.] in paradiso invece Dio non
può annullare l’uomo neppure se lo volesse (perché si ha tra l’uomo e il
principio un’identità anche fusionale: l’uomo “diventa” l’esistenza_eterna)_] [chiusa macro_parentesi].
quindi:
1.] non tutto ciò che esiste è
perfetto;
2.] tutto ciò che è necessario,
invece [e che può essere imperfetto], deve esistere.
Questa dimostrazione cartesiana
può essere distinta dalla prima dimostrazione anselmiana [maggiore] anche
perché si aggiunge nella sua epistemizzazione un ulteriore elemento
rafforzativo. Abbagnano e Fornero criticano la terza dimostrazione cartesiana,
perché essa riprende l’argomento anselmiano: “l’argomento ontologico non sembra possedere un carattere di verità
incontrovertibile”.
segue quindi l’epistemizzazione,
che cerca di renderlo tale, per assurdo:
1.] o Dio non esiste o Dio
esiste;
2.] supponiamo che Dio non
esista;
3.] se Dio non esiste, Dio è
im_possibile, e quindi l’esistenza di Dio non può essere neppure possibile [non
può darsi la possibilità di un’im_possibilità];
4.] ma l’esistenza di Dio è
concepita come possibile, e allora Dio non può “non_esistere”;
5.] poiché si è detto che Dio o
non esiste o esiste, poiché non può non esistere, allora Dio esiste.
critica
L’impossibilità di Dio [1.]] è
supposta reale, invece la sua possibilità [4.]] è supposta solo nell’immaginazione:
anche se Dio nella realtà non esiste e quindi è im_possibile, ciò non toglie
che nel pensiero la sua esistenza non possa essere positivamente concepita.
l’argomento, che si è formulato, presuppone
che la possibilità mentale “legga” e rimanga legata alla possibiltà reale [ciò
che si è detto anche per altre dimostrazioni]. un principio questo che la
critica della storia della filosofia nega, ma essa non tiene conto del fatto
che l’oggetto e il soggetto, la realtà e il suo pensiero, non sono forse
s_legati, ma possono essere intimamente legati, non per l’uomo, ma per la
configurazione “normale” della vita.
il punto focale della
dimostrazione è questo:
1.] “… non può essere neppure possibile”
[punto 3.] precedente];
2.] “… concepita come possibile”
[punto 4.] precedente].
esso è centrale: l’uomo che pensa
la possibiltà di Dio lo proietta nel reale e “sente” [non misticamente, ma
scientificamente/analisi del desiderio e della configurazione metafisca della
realtà, intuita dal pensiero dell’anima], che tale proiezione è possibile. Lo “sente”
perché non esiste una disgiunzione funzionale tra oggetto/realtà e
soggetto/pensiero, ma invece una loro necessaria e necessitante giunzione. giunzione
tra oggetto e soggetto, reciproca funzionalità e perfetta pensiero del primo da
parte del secondo.
La dimostrazione è valida, perché
l’im_possibilità reale di Dio dovrebbe geneticamente bloccare la proiezione
dell’idea di Dio nel reale, e costrittivamente riservarla nel mondo dell’immaginazione
fantastica.
La dimostrazione è per tutte
queste considerazioni suscettibile di implicazioni in ordine alla gnoseologia e
all’episteme [struttura della realtà].
posizione di domanda: come deve essere intesa questa giunzione ? la
giunzione tra oggetto e soggetto è il rapporto tra principio e Dio [in
cui il principio determina Dio], rapporto che si riproduce per l'uomo
sotto date condizioni. queste condizioni non escludono il fatto il
pensiero dell'uomo rifletta perfettamente la realtà, per cui la
proiezione di Dio nella realtà altro non è che la proiezione della
giunzione dell'idea di Dio, contenuta nella mente umana, con la realtà
dell'essere di Dio. ciò spiega le dimostrazioni fenomenologiche di Dio,
incentrate su di un'intuizione_epistemica che non è di tipo mistico, ma
è un "sentire" Dio, che nel pensiero si sostituisce alla sua visione
empirica.
considerazione_alpha
la ricerca epistemica non ha introdotto nel concetto di giunzione un
concetto "nuovo". si deve fare un'importante precisazione. comunemente
la gnoselogia_classica considera il rapporto tra oggetto e soggetto
così: "io mi trovo davanti al
monitor del mio computer, io esisto, il monitor esiste, e la conoscenza
è il mio rapporto con il monitor: lo vedo, ce l'ho davanti". la
gnoselogia_epistemica aggiunge: l'uomo e il monitor esistono perchè
poggiano su di una base metafisica, ovvero su di una base esistenziale,
che si colloca sul segmento dello sviluppo del principio [descritto
nella mappa dell'essere], per cui le dimensioni non apparenti dell'uomo
e del monitor [come ha intuito Severino, quando parla dell'uomo come
della "rete estesa come il mare": l'uomo è la rete, Dio è la
Rete (= Epi_steme)_] sono infinite, ed è al livello della
base_metafisica che si gioca il rapporto autentico conoscitivo tra
oggetto
[monitor] e soggetto [uomo], rapporto di identità_giunzionale che viene
"perturbato" dalla
percezione apparente, dove tale perturbazione avviene nella giunzione
(forse spezzandola) ovvero nel punto di identità/identific_azione tra
oggetto e soggetto (panteizzazione_gnoseologica).
conseguentemente, io non vedo Dio, ma sono ad esso congiunto, e la
parola "Dio" attiva l'"idea" di Dio che perturba il mio punto di
congiunzione con Dio (l'"oggetto" delle dimostrazioni).
la congiuzione si lega a quanto è stato detto [dim_3]: la
realtà_oggetto si riproduce, duplicata e sintetizzata
[sintesi_puntiforme], nella vita_pensiero_soggetto (Dio), tanto per Dio
quanto per l'uomo [che è reale micro_cosmo, non in senso metaforico].
ma la
giunzione per l'uomo è sospesa e spezzata [perchè esterno
al paradiso] [e la sua base_metafisica sta nella sostenza agente della
volontà di Dio (e della fonte): per questo l'uomo si sente
contingentemente esposto al nulla], per cui le dimostrazioni sono
pensieri compensativi della
percezione diretta di Dio [che non appare], finalizzati a surrogare
l'effetto del mancato apparire di Dio nella giunzione_esistenziale,
percezione che dovrebbe avvenire non a livello di segmento [che
riguarda il pensiero/essere], ma di apparire_perturbante [livello che
dovrebbe perturbare il segmento_esistenziale].
considerazione_beta:
1.] supponiamo che Dio non esista;
2.] il pensiero può pensare o la fantasia di Dio o la possibilità
dell’esistenza di Dio;
3.] ma se Dio non esiste, questa possibilità è essa stessa una fantasia;
4.] è allora una possibilità/fantasia creduta come possibilmente vera;
5.] ciò che [si è detto/supposto] non esiste, è pensato comepossibilmente
esistente;
6.] perché è così posto ? perché così è desiderato [solo il desiderio,
anche a_emotivo, produce sempre il pensiero, essendo il pensiero mosso da un
moto di pensiero, anche solo il desiderio di curiosità, e questo avviene per
ricerca di piacere e per paura del dolore, mai senza una motivazione “sensata”:
la posizione del pensiero di quella possibiltà è almeno sensata];
7.] ora, è la realtà che [come si riproduce nelle idee e nel linguaggio: rispettivamente,
dim_2 e dim_42] producendo l’uomo, ne determina il desiderio [come categoria] e
quindi il senso e la sua ricerca [che può essere liberamente rifiutata, ma mai
liberamente determinata come categoria];
8.] è quindi impossibile che Dio non esista, perché, se Dio non esistesse,
la realtà, che saprebbe della non esistenza di Dio [perché la realtà
registrerebbe, nelle proprie strutture, il “buco de_nuclearizzato dell’essere”
dell’in_esistenza/assenza di Dio], non produrrebbe mai nell’uomo la categoria
del desiderio di Dio, espressa come posizione della possibiltà della sua
esistenza …
9.] … e della sua ricerca.