DIMOSTRAZIONE_48:
APOCATASTICA_SECONDA, N_SECONDA, V_OTTAVA
Scrive Vigna: “Se
tutta la verità fosse instabile, sarebbe impossibile come tale, perché sarebbe
impossibile porre [cioè pensare] convenientemente la proposizione che tutto è
instabile [essendo, tale proposizione, l’affermazione di alcunchè di stabile] …
Le cose vanno e vengono …, ma all’interno
dell’orizzonte dell’esperire, del quale non si ha alcuna esperienza d’instabilità … L’esperienza
della stabilità dell’apparire trascendentale non è, tuttavia, priva d’ombre” [Carmelo Vigna, “Il frammento e l’Intero”, Vita e
Pensiero, pag.16] [sottolineatura del soggetto_espositore, per collegare il
testo alla parte successiva, anch’essa sottolineata].
Si constata che
la realtà apparente “diviene” in senso severiniano, cioè caotizzante:
1.] per la
violenza e l’indigenza;
2.] per il big
bang e la previsione della morte dell’universo [e della sua infernalizzazione
epistemicamente prevista];
3.] per i
terremoti e i maremoti;
4.] per la
collisione delle galassie e l’esaurimento delle stelle [e del sole];
5.] per la
morte;
6.] per la
malattia [corporea];
7.] per la
follia [malattia psichica].
Si pone allora
la domanda: “a
quali condizioni un piccolo pensiero/soggetto [= l’uomo], definito qui
micro_persona, può essere stabile, nel senso sopra detto da Vigna, all’interno
dell’Intero [che è l’infinito, per la dim_3], se quest’ultimo è caotizzante ?”.
si risponde che
tali condizioni devono essere tali, per cui nell’Intero deve esistere anche una
macro_Persona [= Dio], involucro protettivo della micro_persona [= uomo], perché
non è epistemicamente ammissibile [“epistemicamente” significa dato l’episteme
come presupposto scientifico] che all’interno dell’instabilità [= Caos] possa
stare un micro_ordine “stabile” nel sense detto, tenuto conto che [ciò che
Severino non dice e che costituisce la critica epistemica alla sua filosofia], anche
quell’orizzonte dell’esperire, di cui ha detto sopra Vigna, è esso stesso una “cosa”,
che va e che viene [nel senso che il palcoscenico dello spettacolo degli
enti è la ipo_strutturazione del reale, che detta causalmente, anche come
libera volontà, in questo caso divina rispetto al Creato, la possibilità
dell’apparire degli enti sopra il palcoscenico, apparire che Severino fa invece
dipendere totalmente dal destino, per cui invece, ora, la causa è con_corrente
al destino: principio di complementarietà: Zeus ha come limite il Fato, ma Zeus
(e l’uomo) rimangono liberi e agenti (responsabilmente)_].
La differenza
tra questa dimostrazione e la dim_28 consiste nel fatto che questa pone
l’instabilità della configurazione attuale dell’apparire come sua differenza
[provvisoria e necessariamente sostenuta da Dio, così dimostrato] dalla
configurazione standard_normale, mentre la presente dimostrazione si incentra
sull’analisi dell’instabilità [cioè dell’a_normalità apparente], ed è per
questo detta nietzschiana.
La differenza
tra questa dimostrazione e la dim_11 consiste nel fatto che in quest’ultima al
posto dell’essere apparente [il Creato] dovrebbe esserci il nulla, invece ora
al posto di esso dovrebbe esserci il Caos, perché il Creato è sia ex_nihilo
[creazionismo assoluto], sia dal_Caos [semi_creazionismo_epistemico].