la dimostrazione
severiniana dell'in_esistenza di Dio e un primo tentativo
per la sua
confutazione
epistemica [testo corretto e integrato]
integrazione_K: definizioni di nulla e di divenire [non si è in grado di definire l'essere]:
def[nulla]: è l'entizzazione
dell'in_esistenza dell'essere a se stesso, essendo l'essere [=
principio] auto_esistenza [esistenza e esistenza e loro differenza];
def[divenire]: ma poichè le due esistenze sono equipollenti, la loro identità è salvaguardata dall'entizzazione
della reciproca permutazione rispetto alla propria
in_esistenzializzazione: cioè, il divenire è un ente, che
esiste come condizione di coerenza di un esistenza che deve
necessariamente permutarsi in se stessa e trapassare in se stessa, per
rimanere identica a se stessa rispetto alla propria auto_differenza [in
tale trapasso c'è evidentemente la presenza/premessa
dell'incarnazione del Verbo, come proto_incarnazione]: il divenire
è un ente che è per essenza una auto_permutazione, di
modo che questo ente guardi alternativamente le due esistenze, insieme,
identiche e differenti, come ponte per la loro comunicazione e
reciproca coerentizzazione, in quanto appunto identiche e insieme
differenti [le due esistenze derivano dal fatto che l'essere esiste
perchè auto_esistenza: esistenza e esistenza, e il due, anche se
i suoi due termini sono identici, presuppone la loro
alterità: tra essi si insinua il divenire, ente auto_permutante,
in cui si scarica quella loro differnza, per la loro identità].
testo
quella,
che può essere definita epistemicamente come la dimostrazione severiniana della
in_esistenza [non_esistenza] di Dio, può essere esposta in tre punti [è
l’esposizione semplice del pensiero di Severino: di più il soggetto_espositore
per il momento non può dire, né gli è richiesto di dire]:
1.]
tutto è eterno;
2.]
quindi, non può esistere un Dio_Creatore, che abbia creato l’essere [il Creato]
dal nulla, perché tutto l’essere, che esiste, da sempre e per sempre, sempre è
esistito, esiste e esisterà;
3.]
quindi, non può esserci un Dio [e un uomo] libero, che possa decidere qualcosa
che, prima della decisione, non esista [giacchè tutto sempre esiste].
bastano
questi tra punti per invalidare [= togliere valore, cioè falsificare] tutte le
45 dimostrazioni dell’esistenza di Dio.
analisi
1.]
sia il tutto che l’aggettivo “eterno” sono determinazioni differenziali, cioè
sono aggettivi, e in quanto tali sono “aggiunte” rispetto ai primi principii:
il principio dell’esistenza e la sua struttura originaria;
2.]
il “tutto” segue il principio: è questo che stabilisce cioè che rientra in quel
tutto, e questo tutto è un tutto che, pur non facendosi nel tempo, “si fa”
sequenzialmente [sincro_causalità];
3.]
tale “farsi” del tutto è l’eterno sviluppo del principio, ma è uno sviluppo,
dovuto a coerentizzazione del principio che, includendo se stesso [in quanto si
auto_fonda/_pone], è uguale e diverso da se stesso, e per rimanere identico a
se stesso la coerenza richiede la propria differenziazione [ipostatizzante];
4.]
gli elementi di questo “tutto” non sono paralleli, ma convergenti [su Dio,
termine dello sviluppo];
5.]
finito lo sviluppo, il termine è identico al principio, e quindi lo sviluppo
procede, ed esso è:
a.]
chiuso secondo la forma [non ci sono novità nella forma: uno scarabocchio è
creato da uno studente, ma un quadro di Picasso lo ha creato Dio e solo
Dio/Bruckner ha dedicato a Dio la 9° sinfonia (incompleta), che è stato Dio a
creare (completa)/solo in paradiso l’anima può creare nuove forme artistiche e
nuove storie/scenarii cinemaici/storici, e in paradiso quindi l’esigenza di
Nietzsche sarà appagata];
b.]
aperto [infinito] secondo la sostanza, per cui l’anima può vivere [problema
della continuità nella differenziazione];
6.]
quindi, è eterno tutto ciò che esiste, ma non ciò che ancora non esiste;
7.]
ma poiché l’esistenza, precedendo il tutto_ipostatico e la sua eternità, viene
all’esistenza, pur nell’eterno [cioè non nel tempo], essa viene all’esistenza
dall’essere e dal nulla, entrambi struttura dell’esistenza stessa [circolarità
dell’auto_esistere dell’esistenza pura, o auto_principio];
8:]
alla fine delo sviluppo, tale auto_esistenzializzazione si temporalizza;
9.]
viene ora posto una dei principii fondamentali della protologia, definito della
“differenza protologica”, non per “imitare” la “differenza ontologica” di
Heidegger, ma per necessità espositiva: in quanto auto_principio/auto_esistenza,
l’esistenza è parallela a se stessa, è cioè doppia ed equipollente, e quindi è
in_esistenza “relativa” [Platone] a se stessa: l’esistenzializzazione
[trasformazione in ente/essente/ente_che_esiste] della relazione astratta
dell’in_esistenza del principio [esistenza] a se stesso è il nulla inteso come
forma [e sostanza] d’essere, cioè una specie di essere [che infatti è detto e
pensato]: l’esistenza di una oscurità [ma non un “vuoto”, perché il concetto di
vuoto è fisico e cosmico/mondano, mentre il concetto di nulla è metafisico e
ontico/proto_ontico];
10]
queste trasformazioni delle relazioni astratte in enti_esistenti è una
procedura “tipica” dell’episteme: Dio è ad esempio definito come
l’entificazione della relazione astratta dell’identità [o della terza
identità]/auto_identità dell’esistenza a se stessa;
11.]
se il nulla è una “modo” dell’essere [già qualcuno si è espresso in questo
modo, forse Vigna], allora il nulla può trasformarsi in essere: Severino dice
che questa trasformazione è impossibile;
12.]
si rileva che la trasformazione [= divenire] è il sistere dell’es_sistere: è
cioè la condizione necessaria perché l’esistenza pura [il principio] esista: il
divenire non è un processo sovrapposto esternamente all’essere [essere che
Severino richiama come “dato”, e la cui ovvietà la può dare per scontata,
riferendosi all’essere come all’apparire concreto: mentre invece per l’episteme
l’apprire concreto non è un “essere semplice”, ma racchiude la complessità
dell’intero sviluppo: questo sasso, che ho davanti agli occhi, racchiude
l’intera mappa dell’esistenza, inclusi Dio e la trascendenza, perché un ente
non può poggiare/confinare col nulla o direttamente con il principio], ma è una
delle “colonne” interne all’essere, sua condizione di esistenza. cosa possa
essere questo divenire/processo l’episteme non lo sa: esso sa che l’anima umana
non è soggetta a un flusso, essa è il flusso, essa è la differenza non come
relazione, ma come sostanza e continua auto_permutazione/il divenire non è un
flusso di cose, ma è esso stesso una cosa;
13.]
rispetto alla proposizione “tutto è eterno”, l’episteme rileva quindi:
a.]
l’esistenza viene, anche, temporalmente all’esistenza [dall’essere e dal nulla,
modo dell’essere e sua struttura interna]: quando viene, è eternizzata, ma non
può esistere in eterno ciò che ancora non esiste [Severino dice: “tutto
già esiste”, ma in realtà, il nulla non esiste/senza
contare che il tutto è concetto auto_inclusivo, e come tale l’auto_inclusione è
reciprocamente infinita, ed infinita in termini attuali (secondo Severino) ma
anche potenziali: nel primo caso, si ha l’anima, nel secondo caso si ha il
flusso vitale dell’anima];
b.]
la struttura, che è eterna, è la struttura ipostatica dell’esistenza pura, la
quale è stratificata in ipostasi, le quali non sono parallele, ma sono
convergenti su Dio, termine dello sviluppo ipostatico dell’essere;
c.]
Dio è in parte identico al principio, e identici al principio
esistenzializzante sono anche gli altri termini dello sviluppo: la fonte
energetica, la tecnica_cristica e il caos inconscio;
d.]
Dio, auto_principio [trinitario] e principio esistenzializzante [schema: …/mc17.html],
attraverso il controllo di tali ipostasi [la fonte, Cristo/Verbo, la
tecnica/croce e il caos, che ha lasciato la sua impronta negativa sull’uomo],
può creare liberamente dal nulla [schema: …/mc20.html], agendo sulla tecnica, su Cristo, sulla fonte e sul caos;
14.]
si ritiene che la filosofia di Severino non possa essere considerata confutata
da questo insieme di ipotesi, ma esse senz’altro offrono la possibilità di
riequilibrare il discorso a favore delle dimostrazioni.