I processori dimostrativi
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L'episteme si serve di concetti come "trascendenza", "Uno",
"Diade". La loro esistenza deve essere dimostrata. Si osserva che le
dimostrazioni seconda, terza e settima non dimostrano solo l'esistenza di Dio,
ma l'esistenza di ogni concetto metafisico, posto all'interno delle
dimostrazioni stesse. Esse sono quindi "dimostrazioni gnoseologiche" (a valenza
conoscitiva), e sono dette "processori" perchè sottopongono un concetto ad un
processo, che ne dimostra l'esistenza.
Ad esempio:
- l'idea della
trascendenza esiste, e poichè l'idea rifette la realtà, la trascendenza esiste
(seconda dimostrazione);
- la parola "trascendenza" appare intenzionalmente
nel linguaggio (la teologia è un pensiero inconscio), e quindi, essendo
significante, la trascendenza esiste (sia il pensiero che il linguaggio
riflettono la realtà, il pensiero direttamente, il linguaggio in quanto riflesso
del pensiero stesso. Il linguaggio è doppia realtà, come il cosmo relativamente
all'essere. Allora, anche il cosmo è linguaggio) (settima dimostrazione);
-
l'esistenza di Dio è una complessificazione dello sviluppo dell'esistenza, ma
questo sviluppo è fatto di diversi stadi, la trascendenza è uno stadio che
precede Dio (ma forse viene dopo il pensiero), e quindi (posto un metodo per la
complessificazione) esiste (terza dimostrazione).
Quindi l'episteme può
fare uso delle categorie della metafisica. Esse non possono essere inventate: ci
si attiene alle forme formulate nella storia del pensiero.
Si è detto che la
teologia è un pensiero inconscio: il linguaggio riflette la realtà metafisica
(di Dio), che all'uomo non appare. Come può essere questo ? L'uomo è a immagine
di Dio, e quindi ha ereditato da lui gli schemi con cui Dio conosce se stesso.
L'episteme legge questi schemi (proiezione).