differenza tra la teologia epistemica e la teologia classica: la
teologia classica come forma di idealismo
la teologia tradizionale
1.] concepisce dio, dio
considerato prima del processo creativo, come soggetto senza oggetto:
nell’esistenza esiste solo dio;
2.] interpreta la creazione come
un pensiero di dio.
alla luce di tali due
considerazioni, la teologia tradizionale è una forma di idealismo, in cui
l’Idea/Pensiero/Spirito non è l’uomo, ma è appunto dio [trascendenza di dio], e il mondo creato e
l’uomo sono una creazione di dio, dio inteso come l’Idea di hegel: esiste solo
il soggetto [l’Idea], e tutto è una sua creazione. così il noumeno kantiano è questione
che assume una prospettiva limitata, in ambito cristiano, perché in fondo si
tratta della questione dell’oggettività, rispetto all’uomo, dell’ente creato da
dio, e per questo kant identifica la conoscenza di dio [intuizione
intellettiva] con la creazione dell’ente/oggetto, perché anche per la teologia
tradizionale l’oggetto ha senso solo come ente creato.
nell’ambito della teologia
epistemica, la distinzione tra dio e l’oggetto eterno ha un molteplice effetto
terapeutico per l’uomo:
1.] come dio è al centro del suo
mondo eterno, così l’uomo è al centro del creato;
2.] come la tecnica eterna è
finalizzata a dio, così la tecnica umana deve essere finalizzata all’uomo [e
così l’economia];
3.] ecc.
cioè si trasferisce
[analogicamente] [per l’episteme l’analogia è questo: come l’uomo è a immagine
di dio, così dio è a immagine dell’uomo, e quindi tutto ciò che è e fa dio deve
esserlo anche l’uomo, rispetto a ciò che l’uomo sa di se stesso, derivante da
dio] il rapporto tra dio e le cose [eterne] al rapporto tra l’uomo e le cose
create da dio [natura] e prodotte dall’uomo [tecnica, economia, città].
il corretto [etico] rapporto tra
l’uomo e il mondo creato deriva così dal rapporto, ancora anche sacrificale, tra dio e il
suo mondo [eterno].
così, passando dal realismo
minimo della teologia tradizionale [l’oggetto è solo quello creato], al realismo
perfetto dell’episteme [anche dio conosce oggetti, eterni, e si rapporta ad
essi], la gnoseologia epistemica può dire che l’uomo può conoscere il noumeno
creato e non creato, come dio lo conosce, perché, per analogia, il processo
conoscitivo di dio viene riprodotto dal processo conoscitivo dell’uomo:
1.] anche dio ha il "problema" [kantiano] di
rapportarsi ad una realtà esterna,
e anche dio ha il problema di come
conoscerla perfettamente in modo oggettivo, ora che non la crea [come
invece dice kant, per la ragione detta], perché la cosa
esterna per dio è eterna;
2.] e come dio, che conosce
perfettamente [essendo onnisciente], conosce perfettamente la realtà a lui
esterna, diversa da lui, così allo stesso modo può conoscerla l’uomo;
3.] la perfezione del processo
conoscitivo di dio è la condizione per la perfezione del processo conoscitivo
dell’uomo [dove perfetto significa oggettivo], imitazione/riproduzione del primo.