Caratteri
delle dimostrazioni epistemiche (p5)
1. Le dimostrazioni sono l'introduzione
all'episteme e la sintesi dell'episteme. Esse inoltre presuppongono l'episteme,
perchè solo l'episteme può costruire il concetto di Dio.
2. Dio viene
dimostrato non solo in base alla sua azione o al Creato, ma in base alla
costruzione del suo concetto e della sua esistenza, cioè la dimostrazione della
sua esistenza è la spiegazione della ragione della sua esistenza: Dio come
funzione e ipostasi della necessità.
Dio è stato definito come
l'esistenzializzazione (cioè trasformazione in ente esistente) della relazione
astratta dell'identità dell'esistenza con se stessa. Ad esempio: la condizione
di un sasso che sta sopra un tavolo è una "situazione relazionale" (la
condizione del sasso in rapporto al tavolo); l'esistenza trasforma questa
relazione in un ente.
Ciò spiega il rapporto tra spazio-tempo (estensione) (a
livello di trascendenza) e organismo vivente (Dio, la cui pirma ipostasi è il
penisero, infinito perchè tale è l'estensione, che esso riflette): Dio non è
esteso, ma concentrato (è un punto organico, come l'uomo, il quale solo
apparentemente è esteso, perchè la correlazione delle forme, che sono le
componenti del suo corpo, richiede una certa estensione del corpo): Dio è un
nesso grammaticale della logica (la relazione di identità), trasformato in
realtà (esistenzializzato). Ma Dio è anche la massima complessità
(differenziazione: si pensi al cervello umano), quindi l'ipostasi di Dio è
esistenzializzazione anche della relazione di differenza.
3. Il problema
metafisico della natura dell'essere-in-sè è il presupposto della dimostrazione
(costruzione) dell'esistenza di Dio: cioè, la natura dell'essere (un cui
attributo è la necessità) porta a Dio (necessariamente) (determinazione di Dio
da parte dell'essere).
4. Il fondamento (principio) dell'esistenza di Dio è
posto al di fuori di Dio (tesi puramente speculativa e rigorosamente tale: la
tesi, per cui il principio di Dio deve stare in Dio non è scientifica, ma
retorica).
5. Se le dimostrazioni costruiscono il concetto di Dio, il
concetto di Dio è scientificamente ed univocamente determinato, e tali sono
quindi i suoi caratteri, attributi e volontà. Da ciò discende che la
dimostrazione dell'esistenza di Dio trae il concetto "scientifico" di Dio, e
quindi la religione e l'etica "scientifiche" (che poi sono quelle cattoliche, ma
non solo).
6. E' posto il problema del rapporto tra ragione e fede: la
ragione si serve della fede, ma, una volta che l'ha usata (e ciò deve essere
giustificato), non può, dopo averla razionalizzata, liberarsene, perchè la
conoscenza include la conoscenza di Dio, e quindi della sua volontà, che,
essendo libera, non è conoscibile, per cui la ragione può conoscere
(condizionare) anche la volontà di Dio solo agendo sotto le condizioni poste da
Dio, ovvero praticando la fede.
7. Deve essere spiegato cosa si intende per
"scientifico" in ambito metafisico. Non ci si limita a dire che l'episteme è il
corretto concetto della scienza, che precede la scienza empirica (astronomia e
fisica). Anche nell'ambito della metafisica, qualunque forma esistente (lo
spirito, l'Uno, ecc.) deve anche "apparire" (empiricamente) a Dio (e all'anima
paradisica). Quindi anche l'episteme filosofico e teologico sono saperi di tipo
empirico, ma il loro oggetto non appare (per via dei limiti dell'uomo,
conseguenza della caduta e delle sue implicazioni "strutturali"). La base
empirica su cui può appoggiare il sapere filosofico e teologico, posti i limiti
della conoscenza umana, è il linguaggio (in cui l'"Uno", la "trascendenza",
"Dio", l'"anima", lo "spirito", ecc., "appaiono" come parole). Si devono quindi
stabilire i criteri perchè questo approccio sia scientificamente valido, in
senso empirico.
Come alcuni enti sono la trasformazione di relazioni
astratte, così il cosmo stesso (presente anche nella trascendenza) è la
trasformazione in ente dell'essere, cioè ogni ente spirituale ha un equivalente
nella materia, e ha determinato la struttura di questa. Quindi, anche l'episteme
deve costituirsi come sapere di tipo empirico, nel senso della fisica
(prosegue).