differenza tra il
platonismo e l’episteme/attualità del platonismo rispetto alla cosmologia_contemporanea/
differenza
tra il platonismo e l’aristotelismo
differenza tra il
platonismo e l’episteme
1.] nel platonismo è già racchiuso quasi tutto l’episteme;
2.] le due differenze maggiori tra episteme e platonismo
sono costituite dai seguenti punti:
a.] il demiurgo platonico è, nell’episteme, il
dio_cattolico: quindi l’attenzione dell’uomo deve concentrarsi/focalizzarsi sul
demiurgo, non scavalcandolo per rivolgersi all’Uno [il “bene”], che, nel
platonismo [come nell’episteme], sta sopra il demiurgo;
b.] nell’episteme [questa è
la sua differenza fondamentale
con la teologia classica], a differenza del platonismo, il
demiurgo/dio_cattolico
non è presupppsto, ma è spiegato come originato e quindi
“costruito” [teogonia_scientifica]/l’uno
[matematico] serve per costruire questo dio:
b1.] l’uno non è una realtà sovrapposta “idolatricamente”
a dio [nel platonismo l’uomo contempla l’uno, non (pare) il demiurgo],
b2.] ma tanto l’uno quanto dio sono geometricamente
connessi in modo statico e rigido [come evidenziato nella mappa dell’essere],
per cui le altre “idee” sono rigidamente connesse a dio come una corona_tecnologica,
che lo circonda esternamente, e, duplicata, è a dio anche interna [essa è il
paradiso, che è la tecnica, il “regno”].
attualità del
platonismo rispetto alla cosmologia moderna contemporanea
3.] ciò posto, dato che l’episteme riprende il platonismo,
la questione dell’attualità del platonismo nei confronti della cosmologia
contemporanea è la questione della proponibilità dell’episteme
rispetto ad essa;
4.] l’improponibilità, come inattualità, del platonismo
per la sensibilità moderna [rilevate da abbagnano: “non esiste più il
platonismo come tale”] è dovuta [si ritiene] a causa:
a.] della rappresentazione immaginativa comune
tradizionale del platonismo, come dottrina delle idee;
b.] della rappresentazione immaginativa comune
tradizionale dell’universo, nei confronti del mondo soprannaturale.
5.] circa il punto a.], nell’immaginazione comune della
storia della filosofia [si ritiene] il platonismo viene interpretato/ridotto in
due modi:
a.] il mondo è identificato con la terra, e quindi le idee
sono concepite come un cavallo in sé, o una sedia in sé, o un tavolo in sé,
delle stesse proporzioni di tali oggetti, collocati sulle “nubi/nuvole”, e
quindi oggetti perfetti ma piccoli dimensionalmente, più piccoli della terra/viene
del tutta trascurata la concezione [anche dimensionale] del demiurgo e dell’uno/bene
ad esso sovrap_posto;
b.] il mondo è identificato con l’universo [mentre gli
infiniti universi sono ancora una ipotesi, che rafforza questo punto di vista
b.]], e allora, essendo questo sovrastante la terra [come “cielo”], ma in
realtà ad essa orizzontale [qui il “cielo” è il naturale, non il
soprannaturale, e così non si comprende in che senso cristo sia “asceso” al
cielo, non rappresentandosi nella teologia tale ascensione in senso
astronautico, ma non riuscendosi a rappresentarla in altro modo],
l’iperuranio/mondo delle idee platonico viene inteso come il quasi “parallelo”
mondo “soprannaturale”, che sta “sopra” l’universo ma non si sa come, e in ogni
caso anche in esso le suddette idee [cavallo, tavolo, sedia] sono “enti piccoli”,
e grandi se intesi come mente di dio [s.agostino], ma l’infinito di dio “concorre”
parallelo con l’infinito del cosmo [si utilizza un concetto “poetico” di
infinito, retorico, “evocante”], e sempre cristo/verbo non viene rappresentato
come infnito, ma come l’uomo gesù “alto un metro e settanta/ottanta”, e quindi
solo quasi magicamente capace di produrre/creare, come verbo, l’universo
“infnito” [la teologia classica non ha un’adeguata capacità di dimensionamento
della realtà divina soprannaturale]. I teologi sanno che il verbo è infinito,
ma non l’uomo comune: l’uomo comune [si ritiene] dovrebbe pensare che per la
fede il verbo creatore sia l’uomo gesù delle dimensioni in cui è apparso sulla
terra, e in ogni caso:
b1.] come dio è infinito, così l’universo si dice infinito;
b2.] non si riesce a rappresentare dio_infinito “sopra e
trascendente” l’universo_infinito.
6.] circa il punto b.], accade che, essendo il
soprannaturale il “cielo”, ed essendosi aperta la cosmologia moderna da una
concezione medioevale del “cielo” come sistema solare e stelle fisse,
all’estensione dell’universo galattico, questo essendo ora il “cielo”, il
soprannaturale e quindi l’iperuranio platonico [le nubi/nuvole rispetto alla
terra] viene “inghiottito” dall’universo dimensionalmente espanso, e, pur
essendo questo pura estensione orizzontale e immanente [anche l’universo per
l’episteme è “terra”], scienziati come tipler giungono a dire [in modo retorico,
e quindi errato] che l’universo “è per definizione tutto ciò che esiste”
[concezione insiemistica dell’universo, l’universo come Intero dell’essere], e
quindi l’universo, immanenza [il “cielo” delle stelle], per definizione
“incorpora” [inghiotte totemicamente, interpreta l’episteme questo errore] dio
e la trascendenza, capovolgendo così il rapporto tra “terra” [il cielo
dell’universo] e “vero cielo” [il soprannaturale], identificati dio e la
trascendenza con il punto_omega dell’universo [tipler], concepito questo il
senso insiemistico: il “Tutto” di severino [si osserva come l’episteme
preferisca il concetto di Intero al concetto di Tutto: il primo è scientifico,
il secondo può essere anche retorico_letterario, come ora]: la terra,
estendendosi all’universo [il cielo], inghiottisce le nubi [il cielo
soprannaturale], e così l’iperuranio platonico diventa inattuale, non
riuscendosi a immaginare un “oltre cielo” rispetto a infiniti e infiniti
universi, questi detti “cielo”, e si aggiunge così che dio viene ad essere
magicamente concepito come collocato in un mondo soprannaturale non più “sopra
il cielo”, ma “parallelo” all’universo, ad esso interfacciato, che condiziona
in modo “magico” [“misterioso”] la materia con i “miracoli”;
7.] questa concezione, che è senz’altro imperfetta, perché
non è difficile concepire dio “sopra il cielo”
a.] [posto l’universo, dio starà sopra esso;
b.] posti infiniti universi, dio starà sopra essi (qui si
pone il problema di zenone: come può dio scavalcare infiniti universi per
raggiungere l’uomo)] …
… viene ad essere neutralizzata dal sapere epistemico,
riattualizzandosi così il platonismo e l’episteme, che lo ridefinisce;
8.] il punto centrale dell’analisi è il concetto di
demiurgo: essendo dio, esso è proporzionalmente “grande”, e avendo creato
a.] un universo infinito;
b.] e infiniti universi infiniti,
per una legge di opportuna proporzionalità, il demiurgo è
più grande di essi, che, rispetto a lui, sono come punti infinitesimali per
l’uomo.
9.] ma poiché le idee stanno sopra il demiurgo, come
l’uno/bene nella concezione platonica, il cavallo, la sedia e il tavolo ideali
non sono “piccoli”, ma
a.] sia come idee della mente di dio [s. agostino];
b.] sia come idee_computer ad essa esterne [computer
perché oggetti mentali (idee) in_organici] …
… sono entità grandi, proporzionali a dio [che poi le
sovrasta con cristo_episteme, che copre l’Intero], e quindi immensamente più
grandi degli infiniti universi [ciascuno] infiniti creati da
dio/demiurgo_cattolico [quindi le idee non sono sulle “nubi/nuvole” rispetto
alla “terra”]. si precisa che l’episteme, a differenza di platone, distingue
tra enti estesi e enti/idee, entrambi perfetti: queste ultime sono i primi
concentrati in “punti cognitivi” [processori]: i primi sono le forme di
aristotele, ma non dentro dio [solo dentro cristo_epi_steme], bensì esterne a
dio, come il cosmo è esterno all’uomo.
10.] a questo punto bisogna giustificare perché l’uomo,
che sta nell’universo, dovrebbe considerare nell’episteme la realtà metafisica
che è “a misura proporzionale” di dio, e non limitarsi all’universo e agli
infiniti universi;
11.] l’uomo cerca la verità, che descrive la realtà:
appare del tutto ingiustificato che l’uomo ritagli la realtà,
a.] per considerare ciò che è [già] immenso per lui
[l’universo e gli infiniti universi],
b.] ma escludendo dio_immenso [dimensionalmente più grande
di essi, perché li crea, e il suo infinito non è concorrente con il loro, ma è
rispetto al loro infinito “scavalcante”, per una legge di proporzionalità [e
analogica] tale, per cui il creatore non crea magicamente una realtà grande
come lui, ma crea metafisicamente, scientificamente e tecnicamente una realtà
che, essendo infinitamente più piccola di lui, è rispetto a dio infinitesimale]
e ciò che è immenso per dio stesso [l’uno_matematico].
12.] si intende dire che la misura della realtà è dio stesso
[cristo misura di tutte le cose: epistemizzazione del sistema di protagora],
per cui l’uomo deve assumere il punto di vista di dio_osservatore,
perché non accada che l’uomo “si accontenti” di infiniti universi, ma, non
potendo escludere dio, fa come tipler, e considera dio, ma
incorporato/inghiottito in essi, solo perché l’uomo, che non assume il punto di
vista di dio, li considera come orizzonte dimensionalmente intrascendibile [non
scavalcabile], secondo un punto di vista, come detto, arbitrario;
13.] quindi il platonismo torna attuale considerando:
a.] l’attenzione concentrata sul demiurgo e su di un suo
adeguato dimensionamento;
b.] la proporzione tra demiurgo_creatore e universi_creati;
c.] la proporzione tra idee, precedenti il demiurgo, e il
demiurgo [che quindi, per proprietà transitiva, sono esse idee precedenti il
creato, di infiniti universi].
14.] si ribadisce [come detto in più paragrafi e schemi
precedenti] che, se le dimensioni di un singolo universo, con le sue immense
galassie, “sbigottiscono/disorientano” l’uomo …
a.] … [fattore_leopardi,
b.] che produce l’effetto_leopardi, cioè il sentimento di
disorientamento nel cosmo, per periferizzazione] …
… ciò accade perché le proporzioni del cosmo sono normali non
per l’uomo, ma per cosmo_adamo, essere organico gigantesco.
differenza tra il platonismo e
l’aristotelismo
15.] si rileva che
a.] il platonismo pone le idee sopra dio/demiurgo;
b.] l’aristotelismo pone le idee [come forme] sotto il
demiurgo [concezione piramidale del mondo con dio al vertice e il cosmo alla
base].
16.] il platonismo concepisce il mondo come creato caotico,
sotto il demiurgo;
17.] l’aristotelismo invece concepisce un mondo non
ideale, ma formalmente perfetto, come fosse l’iperuranio, posto però sotto dio,
e [pare] non caotico [non tale, perché per aristotele il mondo stesso è mondo
di forme, e queste sono essenze, cioè perfette];
18] l’episteme distingue tra forme estese e idee
concentrate: entrambe sopra dio e precedenti dio, a dio esterne [e riprodotte
in dio, come schemi e apparato categoriale della mente di dio: s. agostino e
kant]: aristotele prende le forme estese [cartesianamente], e le sostituisce
alle idee [che non ci sono più, se non nei concetti], e le pone, come mondo
cosmico, sotto dio;
19.] tutte queste concezioni sono vere: nell’epsteme …
a.] esistono le forme sopra dio [entità perfette estese],
sintetizzate nelle idee [puntiformi], sopra dio e dentro dio
a1.] [come sopra/fuori dio, sono l’intelligenza
artificiale di dio, computer divino, perché l’idea è qui in_organica e mentale,
quindi è computer/processore,
a2.] come dentro dio sono la mente di dio, secondo s.
agostino: in entrambi i casi, esse sono i “concetti”];
b.] esistono le forme e idee sotto dio, e sono il mondo
eterno aristotelico perfetto, esistenzializzato dentro cristo, per la sua
conoscenza noumenica, secondo l’intuizone intellettuale di kant, che qui non
crea dal nulla ma esistenzializza dall’essere/esistenza [mondo aristotelico];
c.] ci sono poi le forme [esistenza] e idee create eterne
e perfette, con una creazione inerziale, ed è il mondo creato dal nulla secondo
avicenna e averroè, che non è ancora il mondo creato in senso bliblico
cattolico [come “singolarità”];
d.] infine c’è il creato in senso blblico_cattolico, con
una creatio ex nihilo sacrificale, una sola volta per tutte, creazione non
eterna dal passato, ma eterna solo per il futuro [con l’innesto apocatastico]:
questo è il mondo caduco e bisognoso di redenzione [rimedio, secondo severino,
ed è il mondo dell’“isolamento della terra”], secondo platone, dove il semi_crazionismo
platonico è una fase della creazione sacrificale, cioè la matrice di cristo
applicata alla caos_sfera, la “materia informe” di platone, prima della creatio
ex nihilo, che parte da da essa:
d1.] per cui il caos, come dice esiodo, è matrice delle
cose create [gli dei della grecia sono l’anti_dio, impronta organica di dio nel
creato], e questa matrice sta nell’inconscio dell’uomo come una delle
determinazioni del male;
d2.] da ciò si comprende anche il significato del diritto
e delle istituzioni, perché, come cristo_episteme è stato ed è matrice del caos
per il suo ordinamento creatore, così il diritto e le istituzioni im_pongono
ordine nel caos della vita sociale, il quale affiora come origine del creato.