PLOTINO
Plotino nasce a Licopoli in
Egitto tra il 203 e il 206 d.C. e muore in Campania nel 269 o 270 d.C..
Egli pone come il principio
della realtà l’Uno, concepito come Dio, ma non in senso personale. Il Dio di
Aristotele, puro pensiero pensante se stesso, implica la dualità (pensiero che
pensa se stesso), e non può quindi essere concepito come l’Uno, realtà
perfetta, assoluta e trascendente il mondo materiale. Come Platone, Plotino si
interroga circa il fondamento e l’origine del mondo sensibile. Egli lo
concepisce come il quarto stadio (o “ipostasi”) di un processo emanativo, che
parte dall’Uno. Quest’ultimo, ricolmo di se stesso, trabocca a causa della sua
pienezza, e come una luce non diminuisce di intensità a causa dei raggi di luce
che essa emana, l’emanzione dall’Uno produce le ipostasi dell’Intelletto
(momento aristotelico dell’autocoscienza divina e, insieme, mondo intelligibile
delle Idee platoniche) e dell’Anima del mondo, che informa del proprio
principio vitale tutte le cose. Il mondo, posto nella scala inferiore del
processo emanativo, è costituito della materia, estrema privazione dell’Uno.
Posto al termine della filosofia
greca, il pensiero di Plotino risolve la speculazione metafisica nella mistica
e nella tensione religiosa: compito dell’uomo è intuire l’Uno, e così, essendo
esso privo di ogni determinazione, l’uomo esce da se stesso, per tornare
misticamente all’Uno, sua origine. Ciò pone un fondamento all’etica, perché per
uscire da sé stessi gli uomini devono liberarsi dalla schiavitù del corpo e
dalle loro passioni immorali.
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