considerazioni sul precetto cristiano dell’amore
[8/10/2008]
1.] il rapporto tra dio e l’umanità, costituita da esseri
umani, che sono uomini e donne, suoi figli in senso genetico, e per questo
affettivo, è come il rapporto tra un padre e i suoi figli, che sono fratelli [“fratelli”
non solo in senso morale, ma in senso genetico].
2.] è normale che un genitore manifesti preferenze tra i
suoi figli, ma è naturale che li ami tutti indistintamente.
3.] ecco quindi che se un uomo fa del male a un altro uomo,
egli appare al giudizio di dio come un figlio che fa del male a un altro
figlio, provocando il “dispiacere affettivo” del loro padre, e il suo giudizio
di condanna. questo significa l’uomo non può ritenere di poter essere
considerato da dio in competizione con gli altri uomini, da cui dividersi in
base alla ricchezza e alla povertà, perché per dio tutti gli uomini, essendo
tutti suoi figli, sono uguali tra loro.
4.] da un punto di vista etico, è lecito che l’uomo si senta
“separato” dagli altri uomini, da lui percepiti come “estranei”. l’uomo,
infatti, ha il dovere di provvedere innanzitutto alla sua famiglia, anche
entrando in competizione con gli altri uomini. ma questa competizione non deve
dimenticare che tutti gli uomini sono “fratelli” non in senso “morale”, ma in
senso genetico, e per questo, come un padre vuole che i suoi figli si
rispettino tra loro e anche si aiutino reciprocamente, così dio giudica negativamente
l’uomo che non ama il suo simile, che è suo fratello.
5.] la divisione interna agli uomini è dovuta al maligno, la
cui condanna è irrimediabile [gv 16, 11], e la sua separazione da dio viene
posta, nell’umanità, come causa di ogni separazione tra gli uomini prodotta dall’ingiustizia.