proposizioni sul rapporto tra stato epistemico e civiltà della tecnica
1.] in base alle determinazioni di cui al paragrafo
PTF108.html_[…], si è compreso che lo stato è una configurazione rigida di
incastonamento androsferico dell’anima, che nella dimesione terrena, apparente
in forma di configurazione virtuale, l’uomo deve simulare, scalando dal
virtuale al reale stelico.
2.] ma l’uomo è realmente nel virtuale.
3.] ecco, quindi, che viene spiegato quello che era stato
compreso come il rapporto tra stato e tecnica [civiltà della tecnica], tecnica
intesa come territorio pubblico, dove lo stato è il simbolo/segno della tecnica.
4.] in hegel il nichilismo lo ha portato a identificare la
terra con il cielo, cioè la storia con la configurazione definitiva, a prescindere
dalla risurrezione, da cui infatti prescinde l’eugenetica attuale, per cui hegel
vede il cielo come concetto, che è superamento del suo simbolo, la terra, ma l’episteme
riconsoce che l’uomo vive in terra, e che quindi deve solo imitare, cioè
simulare, il cielo, secondo mt 13, 44, e non riprodurlo, secondo mt 11, 12].
5.] la civiltà della tecnica è violenza nella misura in cui
la scalazione è riproduttiva e anticipativa, così che l’uomo viene imbrigliato e
paralizzato [androsfericamente] nella tecnologia virtuale, scalazione che dà l’effetto
della condizione posteriore alla risurrezione, e quindi imitativo-salvifico.
5.] carattere dello stato-epistemico è, invece, la
riproduzione solo simbolica e semiotica della configurazione androsferica, con
in più la simulazione della civiltà della tecnica. in esso non si rinuncia a
questa, ma la si simula, anche in chiave ludica, oltre che correttamente “crocifissoria”
[nel lavoro].