proposizioni sul rapporto tra conoscenza e vita
1.] in precedente determinazione [riferimento paragrafo
ptg73.html_[…]] si è detto che ciò che appare non è materia, ma è l’apparire
stesso, il quale, essendo sensazione, è spirito. è possibile che la materia
entri nel campo percettivo dello spirito, ma ciò che appare può essere solo
spirito, in quanto la sensazione, la sensitività, il sensibile, è vita, cioè
spirito. né potrebbe essere diversamente, visto che la conoscenza è solo per il
soggetto, e il soggetto può conoscere solo in modo soggettivo e per il
soggetto, che è vita, e quindi in modo spirituale [spirituale in senso
biologico, non “spiritualistico”].
2.] che cos’è lo spirito ? il soggetto è un punto,
esternamente al quale è posta l’estensione dell’esistenza. questo punto
codifica tale estensione in una “estensione figurativa interna”.
3.] come è stato detto in paragrafo PTF43.html_[…], il
soggetto [dio/qui si sta analizzando dio, poi tutto ciò che viene riferito a
dio si trasferisce sull’uomo/in questo modo viene facilitata l’individuazione
delle determinazioni normali, cioè necessarie, riguardanti il soggetto] è una
identità. questa può essere paragonata alla superficie di uno specchio
[coscienza], che, sdoppiato [auto-coscienza] e sovrapposto su se stesso, dà
origine alla sensazione. questa identità poi conosce, perché il tutto [l’intero]
entra tra i due specchi, e i due specchi, essendo identità, si identificano all’intero
[conoscenza totale in dio]. il tessuto nervoso è materia, ed è il prodotto [nel
senso di operatore matematico] tra punto_soggetto ed estensione dell’esistenza
ad esso esterna, portata dentro il soggetto, così reso esteso: questa
estensione soggettiva [del soggetto] è il tessuto nervoso. estensione significa
corpo [il “corpo di una identità”, intesa questa come operatore logico,
entizzato].
4.] è difficile separare la conoscenza [qui intesa come coscienza]
dalla vita.
5.] il problema del rapporto tra conoscenza e vita può
essere impostato con la seguente posizione del problema. l’uomo nel suo corpo
ha molte sensazioni, ma si “accorge” di averle solo quando presta/focalizza l’attenzione,
cioè la coscienza, su una data parte del corpo. poiché un animale non può
prestare attenzione, intesa come coscienza, su una sua parte del corpo, anche
se questo animale provasse dolore è possibile dire che questo animale provi
dolore ?
6.] la risposta dovrebbe essere positiva, perché anche l’uomo
ha, con l’età, differenti livelli di consapevolezza, ma tutti si ricordano di
aver realmente sofferto da bambini [quando, ad esempio, ci si è sbucciati un
ginocchio, o quando si è fratturato un arto: era vero dolore], pur essendo l’attenzione
[coscienza e consapevolezza] del bambino solo inconscia.
7.] quindi un animale prova realmente coscienza, e allora è separabile
la conoscenza e coscienza [animali] dall’auto-coscienza [consapevolezza] umana.
8.] viene prima dio [proto-dio e soggetto] come conoscenza o
come vita ? in quale rapporto stanno la conoscenza e la vita ? l’auto-coscienza
è forma di conoscenza, e ha bisogno della vita per incarnarsi in questa e così poter
pensare. è possibile la vita senza la conoscenza ? l’esistenza del mondo
vegetale [forma di vita senza conoscenza] dà risposta positiva a questa domanda.
esiste vita animale senza conoscenza ? l’esistenza dei batteri dà risposta
positiva a questa domanda. esiste quindi lo spirito come forma organizzata di
vita anche senza la conoscenza. ma ciò pone un problema. lo spirito quindi non
si identificherebbe interamente al pensiero. una pianta è vita [quindi è
spirito], ma non è un soggetto. conseguentemente:
a.] il soggetto è pensiero.
b.] lo spirito [come nei batteri …] può non essere soggetto.
c.] la vita [che è spirito] [come nelle piante …] può non
essere soggetto.
9.] ciò posto, se il soggetto è pensiero e auto-coscienza,
in quale modo la vita, che è spirito, è, in dio e nell’uomo, funzione del
soggetto ? come può il pensiero [e l’anima] essere fatto di spirito, se questo
esiste anche senza pensiero ? questi problemi rimangono aperti. si verifica la
condizione per cui lo spirito è vita, ma l’auto-coscienza e così il pensiero
sono superiori allo spirito e alla vita, anche se l’essenza della vita [e dello
spirito] si realizza solo nel soggetto auto-cosciente [dio e l’uomo].